«La nomina di Calenda nell’esecutivo Toma non ci sorprende, ma è solo una conferma di ciò che sosteniamo da tre anni: il presidente è incapace di gestire la Regione e la sua stessa maggioranza. Un insieme di consiglieri e assessori accomunati dal vizio della vecchia politica: a contare, per loro, sono le poltrone, non le risposte da dare ai cittadini. Ogni volta che la maggioranza vacilla, ad ogni voto sfavorevole, si innesca sottobanco una partita a scacchi, dalle mosse che somigliano sempre più a dei ‘ricatti’: dammi la poltrona o ti sfiducio».
Così i 5s puntellano la loro posizione in vista del Consiglio di mercoledì.
Arrivismo, la parola scelta dai consiglieri pentastellati per definire l’atteggiamento della neo assessora al Lavoro. «Un assessorato di cruciale importanza, specie in una regione che soffre di un’atavica disoccupazione e del connesso spopolamento, diventa lo strumento per soddisfare la cupidigia dei diversi alleati. Evidenziando, ancora una volta, la totale assenza di visione politica e programmatica. Il comparto del lavoro e delle politiche sociali non può e non deve essere svilito a contentino personale: è un settore cruciale che merita impegno e competenza. A maggior ragione in piena emergenza economica e sociale. Abbiamo condannato questo modo di fare politica in tempi non sospetti – del resto sono tre anni che vediamo alternarsi assessori al ramo – ma oggi questo mercanteggiare acquisisce un sapore ancora più amaro. Sa di indifferenza ai problemi di quei lavoratori e di quelle famiglie che versano in condizioni pressoché disperate».
Ancora una provocazione ai «sedicenti ‘dissidenti interni’» perché i 5s descrivono così il clima fra gli esponenti di maggioranza: «Incuranti delle tante aziende sul lastrico, dei lavoratori senza stipendio, delle famiglie dei disabili senza sostegno, ma anche di una sanità evidentemente incapace di affrontare una pandemia epocale, davanti ad oltre 400 bare, questi signori continuano a giocare e a pretendere il potere, le poltrone. Infischiandosene dei molisani in difficoltà, tirano avanti di contentino in contentino. È arrivato l’ennesimo rimpasto e già si pensa o, meglio, si minaccia il prossimo». E quindi in Aula martedì il loro è stato un «appello anche a chi – avendo preso più volte e pubblicamente le distanze dal governo regionale – poteva avere uno scatto di dignità e dare concretezza alle proprie rimostranze. Rilanciamo oggi proprio quell’appello: non siate complici di un sistema malato che porterà la nostra terra indietro anni luce. Questi continui ‘ricatti’, questo rimettere tutto in discussione, senza poi produrre atti utili ai cittadini, servirà solo a garantirvi laute prebende, ma farà il male della nostra regione. Al momento non abbiamo registrato sussulti di coscienza, ma la mozione di sfiducia è ancora da discutere. Sappiamo che ci sono tanti altri ‘dissidenti silenziosi’ in maggioranza ed è ora che escano allo scoperto: non serve apporre firme alla sfiducia per poi ritirarle, serve solo votarla. Venite in Aula e mettiamo fine a questa legislatura inconcludente, di cui vi dite scontenti. Il resto sono chiacchiere da bar».

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