Dal 26 la maratona sul bilancio della Regione. Tre sedute: lunedì, mercoledì e giovedì. I 5s di Palazzo D’Aimmo attaccano: l’unica certezza è che «sulle nostre teste gravano debiti per circa 500 milioni di euro. Per ora. Perché ci sono ancora debiti ingenti che devono venire a galla, come i 7 milioni dovuti a Molise Dati o, peggio, i 40 milioni di sanzioni e interessi sui debiti previdenziali delle disciolte Asl. Ora, come spesso accade, sta partendo una ‘caccia alle streghe’ per capire chi ci abbia portati nel baratro. Più che cercare alibi e colpevoli in chi c’era prima, il governo Toma può iniziare con un mea culpa. Infatti, accanto al presidente contabile siedono più o meno gli stessi protagonisti che hanno partecipato agli ultimi tre governi regionali. Ma se il presidente pensa ci siano gravi colpe sul debito molisano, faccia i nomi e denunci. Sicuramente, abbiamo un problema: la mancanza di trasparenza amministrativa, anche nei confronti degli organi preposti alla vigilanza sulla regolarità contabile. È lo stesso collegio dei revisori a segnalarlo, bocciando il bilancio previsionale 2021-23».
Dal punto di vista politico, aggiungono, manca una visione a lungo termine. Nel Def, sottolineano poi spulciando i documenti, non si trova «un solo impegno che parli di transizione ecologica. Un fiume di denaro arriverà in Molise col Recovery Fund, ma questo governo regionale ci sembra incapace di sfruttare le enormi potenzialità della transizione energetica, ecologica, ambientale. Manca ancora un piano paesaggistico, una legge urbanistica, un piano di difesa del suolo, un piano cave, un piano rifiuti aggiornato. Tutti provvedimenti alla base dello sviluppo sostenibile, che in questi tre anni non sono stati nell’agenda politica di Toma, nonostante gli impegni assunti in Consiglio».
I pentastellati hanno pronte comunque le loro proposte su rigenerazione urbana, mobilità sostenibile, valorizzazione dei borghi. «Se il Molise vuole sopravvivere, c’è bisogno di politiche che incentivino le piccole produzioni energetiche, l’auto-consumo, le ‘comunità energetiche’. Temi già affrontati in altre regioni, ma che alla politica molisana suoneranno come nuovi. O, forse, come capricci da ecologisti. Per uno sviluppo più armonico ed un benessere diffuso, bisogna dire basta ai grandi impianti, alle big companies. Si deve fare rete. Investendo anche nella transizione digitale, nell’informatizzazione della pubblica amministrazione, nello sviluppo culturale e nel turismo sostenibile. Altro che ‘South beach’ – rimarcano tornando sul progetto di Montenero di Bisaccia -, bisogna sostenere la forza propulsiva degli operatori turistici, delle piccole aziende ricettive disseminate sul nostro bellissimo territorio, delle aziende molisane. Il Molise non deve fare altro che valorizzare le proprie risorse, fatte di bellezze autentiche e a misura d’uomo, scommettendo su di esse». Idee che si tradurranno in emendamenti dei 5s che saranno presentati nella sessione di bilanco. «Sperando che, invece di continuare con lo scaricabarile, Toma e la sua maggioranza sappiano coglierne le enormi potenzialità. Ma la sensazione è che siamo intrappolati in politiche d’altri tempi, in sprechi e mancanza di prospettiva. Attendiamo ancora la definitiva chiusura delle Comunità Montane che, in liquidazione da oltre un decennio, gravano ancora sulle tasche dei molisani. Continuiamo a pagare, profumatamente, gli affitti delle diverse sedi regionali sparse sul territorio. E ancora auto blu, stipendi da capogiro, rimborsi vari», elencano ancora.
Di nuovo, dunque, il gruppo pentastellato proporrà un taglio decisivo ai costi della politica. «Faremo il possibile affinché gli impegni presi in precedenza vengano rispettati. Pensiamo ad esempio a quanto abbiamo ottenuto proprio un anno fa, in sede di bilancio: destinare i soldi risparmiati con l’eliminazione della surroga al fondo per la non autosufficienza, ai trapiantati, ai dializzati e al diritto allo studio. È giunto il momento di guardare al futuro. In caso contrario, meglio fare un passo indietro».