Le regionali del 2023 le seguirà dallo scranno più alto di Palazzo San Giorgio. Da spettatore, ma non passivo. Non metterà veti, «non sono nessuno per farlo». Da sindaco pentastellato della città capoluogo vorrà tuttavia dire la sua. Anzi, qualcosa già lo ha detto, proprio da queste colonne, diversi mesi fa, quando affermò che «in Regione non si poteva immaginare di fare un percorso con coloro che sono stati parte attiva di governi regionali». E questa volta va anche oltre. Sì, perché – ragiona Gravina – non possiamo far finta di nulla: Toma ha vinto dopo cinque anni di governo del centrosinistra. Non fa nomi il sindaco. Ma è chiaro il riferimento a Frattura e alla ‘sua’ squadra. Di cui faceva parte l’attuale segretario del Pd Vittorino Facciolla, mentre Micaela Fanelli coordinava il partito.
Il sindaco di Campobasso si dice comunque certo che 5 stelle e Pd correranno insieme, anche in Molise per le regionali. È necessario però che ognuno faccia un passo di lato: troppi personalismi. Nessun cenno al candidato presidente, ma è convinto che non lo decideranno Greco, Facciolla e Fanelli. Ovvero, non lo decideranno da soli.
Nella lunga intervista Gravina parla anche dello stato dell’arte della ‘sua’ città, del Cis e dell’imminente Corpus Domini.
Le condizioni di alcune zone della città lasciano a desiderare. Contrada Macchie, per esempio. Critici i residenti di Mascione per il cantiere della scuola fermo da mesi. Il rifacimento del marciapiede di Corso Bucci: lavori a rilento e disagi infiniti per i commercianti.
«C’è una rotonda a contrada Macchie, precisamente sulla strada che scende verso lo stadio, in condizioni pietose. È in quelle condizioni credo da una quindicina di anni. Per quanto riguarda la nostra amministrazione, siamo intervenuti su strade e marciapiedi sin dal primo anno e, costantemente, stiamo cercando di intervenire ogni anno, nei limiti della capienza del bilancio».
Quindi è un problema di risorse?
«Problema di risorse da un lato, gestione degli appalti da un altro. Gli appalti non riguardano la politica ma le imprese. Corso Bucci, per esempio. I lavori sono stati aggiudicati con una procedura aperta, ovvero, quella più democratica possibile. Quando è così, purtroppo, puoi incappare in situazioni rispetto alle quali un’impresa vince grazie al ribasso offerto e magari non è strutturata per quel tipo di intervento. Le conseguenze poi le pagano le amministrazioni a livello di danno di immagine e i cittadini e i commercianti che vanno incontro a difficoltà economiche o pratiche, secondo i casi».
Se un’impresa è inadempiente va perseguita in termini di legge.
«Certo. Ma avviando un contenzioso che può causare danni incalcolabili. Prendiamo ad esempio la scuola di Mascione. Il progetto lo abbiamo ereditato. Un progetto che conteneva, ahinoi, errori – e non voglio puntare il dito contro nessuno – che hanno inficiato il buon andamento dei lavori. Poi ci è piombata addosso la pandemia. E, ancora, difficoltà legate ai prezzi e ai materiali. Ad un certo punto ci siamo consultati con la struttura tecnica e abbiamo riscontrato una serie di problemi non certo dipendenti dalla pubblica amministrazione, ma altri erano a causa nostra – non nostra, mi sia consentito, ma di chi ci ha preceduto –. Per evitare il contenzioso che probabilmente si sarebbe protratto per decenni, abbiamo preferito conservare il conservabile. Quindi l’impresa ci ha portato il progetto modificato, questa volta sui materiali e non sulle sagome come già avvenuto in precedenza. In sostanza, originariamente non era stato previsto il trattamento ignifugo e antifuoco della struttura in acciaio, che ha ovviamente comportato un aumento considerevole dei prezzi. Quindi, se in parte ha torto la pubblica amministrazione e in parte ha torto l’impresa, conviene trovare un punto di incontro».
Ma adesso ci siamo?
«Ci dovremmo essere. Guardi, la nostra amministrazione non ha problemi politici. La politica decide in fretta. Poi, però, c’è la parte amministrativa e burocratica che ha i suoi tempi. Probabilmente a Campobasso siamo anche fortunati perché il dirigente, l’architetto Giarrusso, lavora molto e lavora bene. Al tempo stesso ci scontriamo con le lungaggini della burocrazia. Spero sia chiaro il concetto: quello che la parte politica poteva fare, lo ha fatto di volta in volta, celermente e senza esitare. Poi ci sono vicende tecniche nelle quali la politica non entra e non deve entrare. La struttura soffre di meno rispetto a quando ci siamo insediati, ma la carenza di personale è ancora notevole. Il 1° giugno entreranno in servizio un ingegnere e un architetto e, a breve, due geometri. Sulla scuola di Mascione vorrei aggiungere che ci siamo messi a completa disposizione di tutti coloro che erano e sono interessati all’intervento, assecondando nei limiti del possibile ogni richiesta. Dispiace poi leggere proprio su Primo Piano delle dichiarazioni un po’ scomposte da parte di chi, evidentemente, non lo so… ha una sorta di ossessione. Come se noi ci avvantaggiassimo di una situazione che non piace a nessuno. Non piace alla politica, non piace all’amministrazione, non piace ai cittadini».
Facendo un passo indietro, sembra di capire che per contrada Macchie e per le altre zone della città messe male ci siano poche speranze.
«Non è così. Mi dia il tempo. In questo mese partiranno i lavori, abbiamo già concluso le procedure di gara. Riguarderanno contrada Macchie ma anche altre zone della città. Abbiamo stanziato 450mila euro. Saranno realizzati asfalto, marciapiedi e rotonde. Stiamo inoltre approntando una variazione di bilancio per altri 200mila euro. A conti fatti entro fine anno dovremmo aver speso circa un milione di euro per le strade. Come le dicevo, lo stiamo facendo quotidianamente e non alla vigilia della campagna elettorale. Lo sforzo è rilevante, dobbiamo rimediare a troppi anni di assenza di manutenzione».
C’è chi sostiene che passata la luna di miele, Gravina si è chiuso nelle stanze del palazzo, evita il confronto con i cittadini. È freddo, distaccato.
«Se c’è chi afferma ciò avrà i suoi buoni motivi. Mi piacerebbe andare in giro, passeggiare. Un po’ come faceva la vecchia politica. Per fortuna il mondo è vario: c’è chi apprezza che se non ti vede sa che stai lavorando, chi si accontenta di un altro aspetto, che è quello della passeggiata. La ricetta ideale non la conosco. Chiaro che cerco di essere sempre presente, rispondo personalmente ad una miriade di messaggi che ricevo ininterrottamente. Poi se qualcuno – torniamo un attimo su Mascione – crede che la funzione del sindaco sia quella di aggiornare in ogni istante anche quando non c’è nulla da aggiornare, francamente non so cosa dire. Ci sono gli uffici preposti dove chiedere informazioni, il ruolo dell’amministrazione è un altro. Come su Corso Bucci: la parte politica trova i soldi per l’intervento, poi subentra il settore tecnico. Affermare che è colpa del sindaco o dell’assessore se i lavori vanno a rilento è un retaggio antico».
Abbia pazienza, ma il commerciante che ha l’ingresso del negozio ostruito dal bancale di mattoni per sei mesi, a chi lo deve dire? Magari nemmeno sa chi è il dirigente del Municipio.
«È chiaro che lo dice ai politici ed è altrettanto chiaro che i commercianti hanno assolutamente ragione. Mai messo in dubbio. È triste tuttavia sentir dire che il cambiamento si misura su queste cose. Ci assumiamo le responsabilità e anche l’onere di capire cosa è accaduto a Corso Bucci e in ogni luogo della città, ma più di verificare il contratto, chiedere a dirigenti e funzionari il massimo impegno, non possiamo fare. Non riesco nemmeno ad immaginare come potremmo fare. So per certo invece che non mi sono chiuso nel palazzo e so che lavoro, tanto e nell’esclusivo interesse di tutta la città. Certo è che due anni di Covid, oltre a sconvolgere la vita di tutti, hanno anche impedito tanto il contatto tra le persone».
Scusi sindaco, e da cosa si misura il cambiamento?
«Rapidità di decisione, ad esempio. Leggo di maggioranze che si scontrano su tutto e il contrario di tutto. Ditemi in quale circostanza la mia maggioranza ha sofferto nel prendere una decisione. Mai!».
Ovvio, la sua è una maggioranza monocolore.
«E non le sembra un cambiamento? È un cambiamento importante che speriamo si traduca in fatti per i cittadini. Vuole un altro esempio? Nessuna nomina è stata decisa in funzione dell’appartenenza politica ma in funzione del valore delle persone. Non abbiamo, come si suol dire, silurato nessuno. Vogliamo parlare di raccolta differenziata? Le amministrazioni precedenti hanno incassato milioni di euro, noi non abbiamo avuto favori dall’amministrazione regionale. Il servizio lo stiamo autofinanziando ed entro la fine dell’anno si differenzierà in tutta la città. Spero che il cambiamento si possa apprezzare al termine del mandato. Sia in termini di opportunità nuove per il capoluogo, sia in termini di gestione dell’ordinaria amministrazione. C’è tanto da lavorare, non mi sto assolutamente lodando, sto solo cercando di evidenziare quelli che secondo me sono aspetti che riguardano un cambiamento. Che poi ci sia tanto da fare ancora ne sono assolutamente consapevole».
Il Cis?
«Stiamo spostando il progetto su una nuova viabilità, un nuovo accesso a Porta Napoli. Visto tuttavia che per noi l’idea del centro storico resta valida, con un intervento meno costoso e soprattutto meno impattante rispetto al progetto precedente, stiamo cercando di realizzare un sistema di trasporto che consentirà di raggiungere per scopi turistici la parte più alta della città».
Entro quando?
«Con un po’ di ottimismo spero si possano affidare i lavori prima della scadenza del mandato».
Va meglio da quando a capo del Cis c’è Michele Scasserra?
«Ci siamo sentiti più di una volta, totale disponibilità da parte sua. Ottimo dialogo, lavoriamo per la stessa causa».
Tra meno di un mese Campobasso sarà in festa per il Corpus Domini. Dopo due anni di stop forzato…
«Dal punto di vista logistico-tecnico siamo a buon punto. Chiaramente quando avremo la certezza dell’area dove svolgere il concerto potremo sciogliere la riserva sugli artisti».
Circolano tanti nomi.
«Credo che ne circoleranno anche altri. Accade sempre così. Le posso dire che stiamo cercando di non scritturare artisti che già si sono esibiti in città. È tuttavia un periodo un po’ strano: per via del Covid, diversi tra coloro che dal nostro punto di vista sarebbero all’altezza delle aspettative di Campobasso e dell’importanza del nostro Corpus Domini, a metà giugno ancora non iniziano il tour. Ed è questo l’ostacolo più serio da superare. Ecco, le posso dire che tuttavia stiamo già lavorando anche per l’anno prossimo, pensando ad un grande evento a pagamento a cui collegare un altro grande evento gratuito».
Si ragiona alla grande.
«Organizzaremo un Corpus Domini che certamente rispecchierà la tradizione sia per numeri sia per le aree della città interessate, con questa accortezza in più che è quella di delocalizzare l’area eventi – troppo piccola piazza della Repubblica –. E stiamo cercando anche di dare un tocco di qualità ai concerti, qualità che possa attirare gente da fuori».
Quindi saranno due i concerti?
«Due serate di festa, dovrebbero essere due anche i concerti».
Sindaco, tra meno di un anno si vota per il rinnovo del Consiglio regionale. Crede che 5 stelle e Pd riusciranno a trovare l’intesa?
«Se ne discute da tempo e se ne sta discutendo attualmente. Il segretario Enrico Letta e il nostro presidente Giuseppe Conte mi pare non abbiano mai nascosto l’intenzione di strutturare anche a livello locale alleanze politiche. Salvo decisioni o strategie diverse, credo che sia una realtà. Anche per le elezioni regionali del Molise».
Letta e Conte sono d’accordo. Facciolla, Fanelli e Greco troveranno una intesa? Le sembra facile?
«In parte non dipenderà solo dalla loro volontà».
E da chi dipende? Lo sa che una delegazione di consiglieri regionali guidata da Andrea Greco ha già incontrato il segretario del Pd Vittorino Facciolla? Crede abbiano parlato dello scudetto o di vacanze estive?
«Lo so che si sono visti, è normale e fisiologico. Ci mancherebbe altro. Sono colleghi di opposizione: è assolutamente normale che ci siano incontri, che ci siano stati e che ci saranno ancora. Voglio solo dire che una parte delle decisioni non è che viene presa in totale autonomia. È qualcosa che va condiviso anche a livello nazionale. Il tema delle regionali interessa inevitabilmente anche la politica nazionale».
Quindi decide Roma?
«Co-decide, mettiamola così. Per ora, tuttavia, non vedo anomalie nel percorso».
Dunque è fiducioso che l’alleanza Pd-5 stelle sia cosa fatta?
«Non sono fiducioso ma consapevole. In tempi non sospetti, proprio in occasione di una intervista rilasciata a Primo Piano Molise, ho detto una cosa rispetto alla quale ho notato un cambio di atteggiamento da parte di una serie di persone. Ho affermato che per quanto mi riguarda in Regione non si può immaginare di fare un percorso con coloro che sono stati parte attiva di governi regionali. Quel concetto è stato più o meno ripreso, seppur con delle sfumature, anche da altre persone. Sia del Pd, sia del Movimento 5 stelle. Credo, molto umilmente, di aver dato in anticipo una lettura di quello che potrebbe essere il prossimo futuro. Quindi, ricapitolando, per me l’alleanza è possibile ma chiaramente va strutturata perbene, tenendo bene a mente l’esperienza presente, ma anche quella meno recente. Perché poi non è che possiamo dimenticare che Toma ha vinto a danno del centrosinistra. Ogni tanto dobbiamo pure fare memoria del passato».
Se per “passato” si riferisce all’esperienza Frattura, con quali presupposti crede di poter trovare un accordo con Fanelli e Facciolla?
«Eh… Innanzitutto si vede chi sono i candidati e i soggetti in campo, coloro che quindi spendono la propria persona, la propria immagine…».
Mi perdoni se la interrompo, sta mettendo il veto sui candidati?
«Assolutamente no, sto solo esprimendo un parere. Secondo me bisogna mettere da parte i personalismi. Se devi ragionare su una alleanza politica, consapevole di un fatto, ovvero, che il centrodestra – inutile girarci troppo intorno – per quanto io sia disincantato, di fatto è forte, devi farlo ragionando su persone nuove, programmi e credibilità. La credibilità spesso è collegata alle persone nuove e ai programmi. Altrimenti sei debole. Quindi è chiaro che la consapevolezza deve guidare le scelte al di là dei personaggi».
Pare che la Conferenza delle Regioni stia ragionando su un provvedimento che riporti il numero dei consiglieri regionali all’epoca pre Monti. Una norma che varrebbe per tutte le Regioni, ovviamente, e non solo per il Molise. Dunque, gli scranni a Palazzo D’Aimmo potrebbero nuovamente salire a 30. Trenta consiglieri per meno di 290mila abitanti.
«Vorrà dire alimentare ulteriormente il vento dell’antipolitica. Il discorso è molto complesso. Limitandomi al Molise, non mi pare che la Regione in questo quinquennio si sia distinta per produzione e qualità legislativa. Trenta consiglieri regionali vuol dire aumentare la capienza del serbatoio per distribuire incarichi. Teniamo ben presente che per alcuni l’elezione in Consiglio regionale è la svolta della vita».
Luca Colella

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