Sono in 1.800: hanno i requisiti per accedere all’indennità di mobilità ma difficilmente la percepiranno. Hanno presentato domanda, in molti se la sono vista respingere. E i primi 50 si sono rivolti agli avvocati per diffidare Regione Molise e Inps. Avviando così una class action che potrebbe avere risvolti clamorosi.
Il tema, più volte affrontato dall’ex assessore al Lavoro Michele Petraroia, riguarda l’utilizzo di parte dei fondi stanziati per la mobilità in deroga per le misure di politiche attive che la Regione metterà in campo e che sono destinate ai circa 5mila addetti delle aziende ricadenti nell’area di crisi: riqualificarli, accompagnarli alla pensione o all’autoimpiego costa ed è stata impegnata parte delle risorse che il governo nazionale ha destinato al Molise per gli ammortizzatori sociali.
Ma veniamo ai fatti. Nel 2014 furono pubblicate sul Burm le istruzioni per usufruire della mobilità in deroga. A disposizione della Regione Molise c’erano 52 milioni di euro per il triennio 2014-2016.
A dicembre scorso, la giunta regionale ha pubblicato nuove istruzioni operative valide per il 2016: diverse da quelle pubblicate per i due anni precedenti e sfruttando – spiegano i legali Silvio Tolesino e Luca Marcari – l’articolo 44, comma 6-bis del decreto legislativo 148/2015 (così come inserito nel D.lgs. 185/2016). Cosa prevede questo articolo? Che le Regioni possono «disporre per l’anno 2016 l’utilizzo delle risorse ad esse attribuite in misura non superiore al 50% (…) destinandole preferibilmente alle aree di crisi industriale complessa (…). In alternativa le Regioni hanno la facoltà di destinare le risorse di cui al primo periodo ad azioni di politica attiva del lavoro». Il 30 dicembre l’esecutivo Frattura ha approvato il piano regionale per le politiche attive. Otto milioni che sosterranno «percorsi volontari di accompagnamento alla pensione o di esodo anticipato incentivato; incentivi da destinare alla creazione d’impresa; bonus assunzionali; voucher per la formazione individuale e la qualificazione delle competenze dei lavoratori».
Ma, rilevano gli avvocati Tolesino e Marcari, la possibilità di prendere i soldi della mobilità e usarli per altri tipi di politiche occupazionale era «prevista unicamente come residuale e comunque previo adempimento dell’indennità di mobilità».
Quindi, hanno predisposto una lettera di diffida e messa in mora per i primi 50 lavoratori che hanno intenzione di far valere il loro diritto ad avere l’indennità di disoccupazione.
È indirizzata alla Regione e all’Inps, per conoscenza anche al governatore. Chiede di revocare, anche in autotutela, la parte della delibera 638 del 2016 che destina parte dei fondi della mobilità alle politiche attive. In assenza di riscontro, i lavoratori si rivolgeranno al giudice. Nel frattempo, stanno formando un comitato con l’obiettivo di portare avanti questa battaglia.