Nessuna interferenza. Solo condivisione. Dalle altre Regioni e dallo Stato centrale. Il governo Frattura ha difeso il Piano operativo straordinario della sanità 2015-2018 ed evitato – per ora – il pantano del ricorso alla Corte costituzionale.
Il governatore nonché commissario ad acta rivendica il risultato raggiunto al termine di un lungo percorso. Chiede solo la possibilità che i provvedimenti attuati vengano giudicati dagli utilizzatori finali, dai cittadini che da troppo tempo lamentano una sanità obsoleta e non al passo con i tempi. Si aspetta coerenza da chi in Consiglio ha presentato la mozione che aveva l’obiettivo di sottoporre la vicenda all’organo di garanzia e sottolinea che l’approvazione del Pos ha permesso di abbattere il debito e investire in tecnologia e personale.
Presidente, c’è stata l’interferenza dello Stato nei confronti della Regione?
«Assolutamente nessuna interferenza. Il Piano operativo straordinario 2015-2018 del Molise è stato proposto dalla Regione attraverso la struttura commissariale ai ministeri affiancanti discutendone per anni nei diversi tavoli tecnici fino alla definitiva condivisione in Conferenza delle regioni. Voglio ricordare che le regioni hanno condiviso il Pos tanto da investirci ben 73 milioni che ci hanno dato la possibilità di garantire l’azzeramento del disavanzo di 30 milioni nel 2015, 25 milioni nel 2016 e 18 previsti per il 2017. Lo Stato inoltre in conferenza Stato-Regioni ha liberato anche 40 milioni di intervento straordinario per garantire parte del debito pregresso al 31 dicembre del 2014. Quindi il Pos è stato proposto esclusivamente dal Molise e condiviso dalle altre Regioni e dallo Stato».
Lo Stato tuttavia lo ha blindato. È un passaggio importante perché permette l’attuazione del piano stesso.
«È già accaduto in Abruzzo. Il piano operativo straordinario fu approvato con la legge 111 del 2011, lo Stato blindò il piano redatto in quel caso dalla regione Abruzzo. Per noi vale la stessa cosa. Dopo aver vissuto quattro anni di contrapposizione con comitati e con chi non era d’accordo con la riorganizzazione complessiva, oggi noi e i cittadini abbiamo un unico interesse: dimostrare che la sanità molisana così come ridisegnata non è esclusivamente un sistema ragionieristico efficientato, ma un modo di curare il paziente drasticamente diverso rispetto al passato. Non più ospedalocentrico, ma con un interesse e un’attenzione ribaltata sul territorio: è il medico che va dal paziente e non il paziente in ospedale. Questo però occorre poterlo realizzare. E ogni qual volta un atto viene impugnato dal comitato a, b o c rimette in discussione l’operatività del piano stesso. Certo avere il riferimento normativo, che tuttavia richiama la possibilità del cittadino di impugnare l’illegittimità o incostituzionalità della norma, ci dà comunque la possibilità di operare nella certezza dei tempi per l’esecutività».
Tra i compiti del commissario ad acta c’era la definizione del fabbisogno sanitario. I molisani che sanità avranno?
«Una sanità diversa che si possa iniziare a toccare con le prime misure strutturali adottate. Il Molise aveva una costante emorragia di personale vissuta dal 2007 al 31 dicembre del 2016, data in cui abbiamo terminato il blocco del turnover. Ora abbiamo la possibilità di riassumere in sanità del personale e sopperire alla carenza purtroppo storicizzata per ben dieci anni di blocco del turnover. Il Pos ci ha liberato degli investimenti: 63 milioni certificati dal ministero della salute a valere sull’ex articolo 20 per investire sugli immobili e sulle tecnologie, per garantire immediatezza nei referti, telemedicina, analisi diagnostiche con strumentazione di ultima generazione, insomma per trasformare una sanità datata in una sanità in linea con i tempi».
Cosa si aspetta da chi ha presentato la mozione in Consiglio?
«Coerenza. Si può impugnare una norma che si ritiene incostituzionale anche da libero cittadino. Ma vorrei chiarire che il Tar Abruzzo che si era espresso in merito a un ricorso del comune di Tagliacozzo contro uno dei decreti dell’allora commissario ad acta della regione Abruzzo, impugnò davanti la Corte costituzionale l’equivalente atto legislativo approvato dallo Stato con legge 111 del 2011. Con ordinanza 173 del 4 luglio 2013, la Corte costituzionale dichiarò inammissibile il ricorso del Tar Abruzzo non esistendo i presupposti dell’incostituzionalità della norma. Dunque avendo un riferimento già così identificante, non credo che abbia modo o significato impugnare una norma per la quale c’è già stata una pronuncia della Corte Costituzionale».
Ora presidente c’è l’attuazione del piano operativo. Cosa si augura?
«È la fase più importante. E’ giusto che siano i cittadini a giudicare la bontà o meno della riorganizzazione sanitaria molisana. Ma per poterla giudicare occorre metterla in pratica. E per metterla in pratica dobbiamo correre perché il tempo non è un alleato. Sperando di dare riscontro per un accorciamento delle liste di attesa, per efficientamento, per appropriatezza delle cure, obiettivi raggiungibili anche grazie all’accordo con la facoltà di medicina dell’Università degli studi del Molise che spero presto diventi realtà. I cittadini potranno giudicare quanto di buono sarà in grado di offrire la sanità molisana».
pierluigi boragine

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