La bufera si scatena nel giro di un paio d’ore. Anche se covava da un paio di giorni.
Michele Iorio ferma i motori, il giro di giostra. Lo fa in maniera talmente decisa da sembrare brutale. Dimensione sconosciuta all’ex governatore, la dissuasione è stata la sua forza. I conflitti li ha sempre evitati. Stavolta ne apre uno violento.
«Finché ci saranno equivoci Direzione Italia andrà avanti per la sua strada», dice. Lo fa all’indomani di una nota all’apparenza ‘innocente’ che racconta della costituzione ufficiale del tavolo del centrodestra. Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con Salvini, Idea, Direzione Italia e Movimento nazionale per la Sovranità: questi i ‘commensali’. Nel comunicato poco altro: l’apertura alla società civile e l’obiettivo dichiarato di offrire ai molisani una prospettiva che ponga fine «all’immobilismo generato da Frattura e dal Pd».
Perché Iorio sente il bisogno di riaffermare che «Direzione Italia è un partito di centrodestra e quindi interessato alla vittoria elettorale in Italia e in Molise. In Italia siamo alternativi a Renzi, in Molise a Frattura»? Perché vede ancora equivoci e ambiguità al tavolo della coalizione. Così riafferma l’impegno a «costruire un centrodestra capace di interpretare la nuova fase politica in corso nel Paese, con idee e proposte chiare per realizzare un progetto condiviso da tutti, partiti e movimenti civici, senza riserve e senza secondi fini». Oggi a Roma saranno costituiti gli organi nazionali e regionali di Direzione Italia, avranno il compito di definire il percorso per il voto del 2018.
Non è quello avviato nell’incontro di lunedì del «così detto tavolo del centrodestra». Al momento, anzi, sottolinea, «in Molise non esiste nessuna proposta condivisa» a quel tavolo. Il percorso potrà essere comune, rimarca quindi prendendo le distanze, «solo quando saranno chiariti gli equivoci che quel tavolo tutt’ora contiene. Finché rimarranno tali ambiguità, Direzione Italia andrà avanti per la sua strada».
Non solo la lunga diatriba su Patriciello che sostiene Frattura in Regione, ora c’è anche la questione Bojano (dove uno dei coordinatori che si siedono al tavolo, Carlo Perrella di Mns, ha salvato pochi giorni fa l’amministrazione vicina al governatore del Pd) e poi l’apertura ai civici, come a dire: prima vengono i partiti. E Iorio da anni lavora a uno schieramento così civico da avere ambizioni trasversali. Questi i punti di contrasto visibili a tutti e accreditati da chi è vicino all’ex governatore. Ma le voci di corridoio illuminano anche un’altra possibile faccia della medaglia. Lunedì sera i partiti del centrodestra avrebbero deciso che a settembre chi ha proposte di candidatura da avanzare per la leadership le porterà al tavolo. In caso nella rosa non si riuscisse a trovare un’intesa a Campobasso sarà il tavolo nazionale a decidere. Lì la posizione di Direzione Italia sarebbe debole, racconta qualche bene informato. E al tavolo regionale il dissenso alla riproposizione di Iorio sarebbe già emerso. Indiscrezioni che sfiorano i veleni: piena fase pre elettorale.
Le reazioni ufficiali sono diverse nei toni, non tanto nei contenuti. Il portavoce di Forza Italia Giacomo Papa afferma di non capire «il senso della nota» di Iorio. «Direzione Italia si è seduta al tavolo con Di Brino, ha accettato le regole che ci siamo dati per le scelte che dovremo fare e l’opportunità di rendere pubblica la formalizzazione del tavolo. O Di Brino parlava a titolo personale o è stato sconfessato ora da Iorio». Quanto alle accuse di equivoci, alla domanda se si senta bersaglio in quanto esponente azzurro, risponde di no. «Forza Italia è sempre stata chiara. Quando il presidente Iorio chiarirà a chi si riferisce, in caso saremo tirati in ballo chiariremo la nostra posizione».
Maurizio Tiberio, invece, è veemente. «Iorio dice che se ne va? Auguri allora. Quello che è accaduto – attacca il responsabile di Idea – non fa altro che confermare la sua strategia. A Iorio non interessa il progetto, interessa che ci sia la sua candidatura. Bene, i molisani voteranno a primavera prossima, auguri». Spiega il tono e il contenuto dello sfogo con l’amarezza. «È come se Michele si fosse alzato all’improvviso e andandosene avesse pure sbattuto la porta. Uno schiaffo a tutti noi altri e non ce lo meritiamo. Il tempo dei personaggi che si credono unti dal Signore è finito. Quindi, davvero, auguri». ritai
Con quale coraggio ripresentarsi dopo anni di disastri. Devo darmi un pizzicotto per convincermi che è tutto vero.