Rimodulato in base alle osservazioni arrivate dal ministero della Salute, il programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid in Molise approvato l’altro ieri con decreto commissariale costituisce un ponte con la sanità post emergenza – modello organizzativo che sarà chiamato a recuperare ritardi e gestire le pesanti conseguenze del SarsCov2 – e reca forte l’impronta della neo commissaria Flori Degrassi. Che dal Lazio porta in Molise, per esempio, la formula dell’assistenza proattiva infermieristica: dentro, c’è la messa a sistema degli interventi relativi agli infermieri di comunità e della scelta sancita dalla ‘missione sanità’ del piano nazionale di ripresa e resilienza. Gli investimenti per la salute sul territorio saranno orientati su questa scelta, Degrassi sintonizza quindi più decisamente il sistema molisano sulle antenne che caratterizzano già altre aree del Paese: la salute sempre più sul territorio. Compiendo, in fondo, il passo attuativo che è mancato alla precedente programmazione, il programma straordinario 2015-2018.
Il documento riassume le attività svolte in questo anno di pandemia. Disegna il potenziamento della risposta territoriale, meno dettagli sull’assistenza ospedaliera con un focus però sul piano che prevede la realizzazione del Covid hospital all’ex hospice del Cardarelli. A che punto siamo? Secondo la relazione riprodotta nel programma operativo, al punto di partenza (o dove ci eravamo lasciati): la ditta non ha ancora preso in consegna i lavori, dopo aver avanzato alcune criticità sul progetto dichiarato già esecutivo. Il 29 aprile, da remoto, a una riunione ha preso parte anche il tenente colonnello De Santis, nominato dal commissario straordinario Figliuolo (cui compete il finanziamento dei progetti ai sensi del dl 34) responsabile unico del procedimento per il Molise. Nell’incontro si è deciso di convocarne altri per la definizione degli ostacoli alla stipula del contratto. Altre novità, al momento, non risultano.
Ma se la ‘torre’ Covid oggi fortunatamente sembra una necessità remota, pressante è invece il bisogno di rafforzare la sanità sul territorio per assistere chi è guarito dal Covid, chi ancora si ammalerà e in generale affinare una risposta alle cronicità che vedeva il Molise primeggiare, per esempio, negli anni precedenti alla pandemia per la presa in carico di anziani assistiti al domicilio. Nel 2016 e 2017 è stata la prima regione d’Italia sia per la quantità di anziani in Adi sia per la qualità, vale a dire l’intensità delle cure prestate.
Il rafforzamento di un servizio che già funzionava è affidato all’aggiudicazione della gara – bandita nel 2018 e finalmente aggiudicata lo scorso autunno – con cui Asrem acquisisce prestazioni di infermieri, medici, riabilitative e specialistiche, ma pure servizi e apparecchiature di telemedicina.
Inoltre, ed è l’elemento core del piano di Degrassi, il potenziamento delle cure primarie sarà percorso attraverso l’assistenza proattiva infermieristica, servizio già attivo nelle Asl del Lazio (Degrassi era dg della Roma 2 fino a fine febbraio): un pool di 30 infermieri da suddividere in base alla popolazione (uno ogni 10mila abitanti) nei tre distretti dell’Asrem. L’attività dell’Api fa capo alla centrale operativa di coordinamento dell’assistenza domiciliare che avrà due linee di attività: l’assistenza domiciliare vera e propria (che si chiama care Adi) e l’homecare Covid dedicata. Quest’ultima, per restare sul tema che è ancora di più stretta attualità, si occuperà fra le altre cose dell’attività assistenziale da remoto (tele monitoraggio) e di quella diretta a domicilio, nelle scuole o strutture residenziali. Inoltre, della gestione dei test diagnostici e della vaccinazione anti Covid a domicilio o negli altri setting di cura.
Come funziona (funzionerà)? Il medico di famiglia decide di effettuare un tampone SarsCov2, la richiesta arriva al distretto e viene attivata l’equipe Api che effettuerà un intervento da remoto o anche di prossimità (materialmente il tampone ad esempio).
«L’esperienza e le conoscenze acquisite sull’andamento epidemiologico dell’infezione determinano la consapevolezza che non si tratterà di agire in risposta ad un periodo limitato nel tempo e precedentemente definito, ma che la continua revisione della rete ospedaliera ci accompagnerà per un tempo più lungo dell’abituale impegno stagionale, finora derivato dall’epidemia influenzale», si legge nelle premesse del programma operativo Covid del 12 maggio. Come l’educazione continua in medicina: i servizi sanitari territoriali devono ragionare in termini di alla flessibilità per garantire le rimodulazioni continue che la pandemia e il post pandemia impongono.
rita iacobucci