Sono almeno 300 gli infermieri, oss e tecnici che dal 31 marzo a fine maggio dovranno fermarsi 20 giorni. Non tutti insieme, certo. Ma considerando che si tratta di operatori che lavorano da un anno senza ferie né riposi e hanno accumulato straordinari finora non retribuiti, saranno fuori dai reparti per almeno il doppio dei 20 giorni di stop forzato, imposto dal contratto collettivo nazionale per sancire la soluzione di continuità che tiene indenne la pubblica amministrazione dal diritto alla stabilizzazione tout court. Poi saranno richiamati, questa è la prospettiva, per altri sei mesi. In attesa che sia espletata la selezione a tempo indeterminato bandita qualche mese fa. Intanto però le unità operative in cui lavorano, praticamente quasi tutte quelle dei tre principali ospedali molisani e in maniera più importante quelle su cui il carico Covid è maggiore – quindi terapia intensiva e malattie infettive a Campobasso ma anche i pronto soccorso dei tre presidi –, rischiano di non coprire i turni. La situazione, da calcoli effettuati a spanne, riguarderebbe oltre 100 operatori al Cardarelli e circa 70 sia al San Timoteo sia al Veneziale.
Una paralisi in piena pandemia? I sindacati hanno lanciato da giorni l’allarme. Fials, Cisl, Uil Fpl e Fsi Usae sono andati in pressing su Regione e Asrem chiedendo una deroga al contratto collettivo nazionale e la proroga immediata, senza soluzione di continuità, di tutti i precari. Questo hanno chiesto con note e sollecitazioni informali. Si stanno muovendo anche primari e caposala, in allarme perché senza uomini è complicato garantire i servizi. E, in definitiva, i livelli essenziali di assistenza. È il presupposto su cui, per esempio, il direttore dell’Asl di Chieti Thomas Schael ha prorogato prima per sei mesi e poi per un altro anno tutti i precari assunti per fronteggiare le accresciute esigenze dei reparti in corso di pandemia. Altre aziende sanitarie, in Emilia Romagna per esempio, hanno sì fatto ricorso al tempo determinato – perché i tetti di spesa per il personale valgono anche per le Regioni non in piano di rientro o commissariate – ma hanno scelto la formula migliore, 36 mesi di contratto, e per i dipendenti e per gli ospedali.
In Molise, invece, pur sollecitata da prima anche con prese di posizione del Consiglio regionale, l’azienda sanitaria ha sostituito le partite Iva con i contratti a tempo determinato solo un anno fa. Ed è di queste ore la decisione di utilizzare lo stop di 20 giorni per i precari e poi prorogarli.
Il presidente della Regione Donato Toma, che è anche commissario della sanità, in queste ore è stato investito del problema e getta acqua sul fuoco. «Ho parlato con il direttore dell’Asrem Florenzano e mi ha dato assicurazione che per il periodo di stop dei dipendenti a tempo indeterminato saranno trovate idonee soluzioni organizzative per evitare qualsiasi paralisi».

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