In tre mesi il governo Draghi non è riuscito a sostituire Annamaria Tomasella nell’incarico di sub commissario della sanità in Molise. O meglio non ha voluto. Ieri l’ultimo intoppo, uno stop quasi inatteso perché la sensazione era che oramai si fosse a un passo dall’ufficializzazione della nomina di Giacomo Papa, avvocato e consulente giuridico del presidente della Regione che è anche commissario della sanità. Invece no.
Nella riunione che in mattinata ha preceduto il Consiglio dei ministri, la delegazione pentastellata ha obiettato sulle competenze del legale originario di Benevento ma molisano d’adozione. Forse, trapela, c’è stata anche la sponda del ministero della Salute. Se non nella riunione di ieri, in altri incontri o colloqui informali precedenti. Così, il governo ha preso tempo. L’indicazione del Mef alla seduta di Palazzo Chigi ieri non è stata portata.
La partita fra il governatore Toma, commissario della sanità da agosto dopo le dimissioni di Flori Degrassi, e le forze politiche che in Molise sono di opposizione – Pd e 5 Stelle – non si è dunque ancora chiusa. Il 31 dicembre scorso, la sub Tomasella è stata nominata al vertice dell’agenzia regionale Salute della Sardegna. Ed è ripartito il match. La scelta del sub, per convenzione e aderenza alla figura (pensata in origine come controllore governativo del presidente-commissario e commissariato), è di competenza del Mef. Dove Toma ha entrature efficaci ed è riuscito a calare il suo asso. Al nome di Papa si arriva, però, anche perché alternative non ne sono state trovate o percorse. È difficile trovare qualche manager che al momento accetti la sfida di venire in Molise per provare a ricostruirne la sanità. Di questo, i 5s danno colpa e responsabilità a Toma, per usare un eufemismo non avrebbe messo a loro agio e in grado di lavorare i tecnici fin qui destinati al piano di rientro. Evidente il riferimento ai dissidi quasi quotidiani con l’ex commissario Giustini (scelto da Lega e 5s). Al netto della visione di parte, è un fatto che per il posto di sub commissario in Molise, che è pure ben retribuito, non c’è la fila.
Ma senza il sub, gli atti più impegnativi che la struttura commissariale è chiamata ad assumere restano bloccati. Toma è stato chiaro: non prenderà provvedimenti a rischio impugnativa. Sta incontrando gli stakeholder per il nuovo piano operativo, ma senza il vice il presidente-commissario non lo firmerebbe.
«Il ritardo nella nomina – dichiara dal canto suo il deputato 5s Antonio Federico – è dovuto al fatto che le preoccupazioni che abbiamo espresso, non tanto sull’opportunità politica, quanto sulle competenze per quel ruolo non sono peregrine. Prova ne è che il Cdm ha voluto prendersi un po’ di tempo per valutare». Prima della presa di posizione pubblica dei pentastellati c’era stata quella del Pd, il segretario dem Facciolla disse no a Papa al contempo svelando che il nome in ballo era il suo. È passato un mese. L’avvocato non è stato nominato, ma la casella è ancora vuota.
r.i.