Un’ambulanza inviata da Agnone su un soccorso a Isernia effettua addirittura un rendez vous – come si dice in gergo tecnico – con quella che nel frattempo era giunta da Castel di Sangro per un infarto a Rionero. È accaduto qualche giorno fa e non è un’eccezione. Anche gli ‘sconfinamenti’ del 118 Abruzzo sono nella provincia pentra del Molise sempre più frequenti. Perché altri equipaggi disponibili, nel momento della chiamata alla centrale operativa, non ve ne sono. Spesso a Campobasso, raccontano gli operatori del servizio di emergenza, interviene Trivento. E nella vasta zona di competenza della postazione di Larino in basso Molise invece Sant’Elia a Pianisi (fra l’altro demedicalizzata) perché anche Santa Croce è impegnata.
Storie di ordinaria disorganizzazione, sintetizzate con rabbia e allo stesso tempo sconforto da chi da vent’anni si occupa del servizio di emergenza. «Il 118 è finito», mastica amaro uno dei presidenti delle onlus che hanno minacciato, e confermano, di fermare i loro mezzi a partire dal 14 dicembre. Mezzi che ‘invecchiano’, carburante che aumenta e una programmazione ferma a prima del Codice del Terzo settore. Il nuovo avviso dell’Asrem è fermo per un rimpallo di responsabilità fra azienda sanitaria, Regione e tavolo tecnico su una modifica da effettuare ai sensi del programma operativo… di Frattura. E questo già spiega da quanti anni la riforma è attesa. Il dg Florenzano ha effettuato la modifica, ha chiesto l’autorizzazione alla struttura commissariale che a sua volta ha scritto ai tavoli tecnici. Da cui l’ok a un incremento di spesa è difficile che arrivi. Intanto, molti volontari hanno lasciato le associazioni, il servizio è sempre più rischioso anche per la demedicalizzazione – senza alcun provvedimento della direzione dell’azienda in questo caso – di molte postazioni dove quindi sono rimasti solo infermieri e soccorritori. Le onlus non hanno più quindi il personale e la capacità finanziaria per reggere e per questo hanno inviato alla prefettura di Campobasso una Pec in cui comunicano che dal 14 dicembre non saranno più in grado di garantire il 118. Da allora sono passati dieci giorni e nessuno si è mosso. «Nessuna convocazione», confermano i responsabili delle associazioni. «Ma noi non torniamo indietro, non possiamo».
Intanto continua a far discutere il braccio di ferro con le strutture private convenzionate. Dopo la Regione anche l’Asrem ha inviato alle cliniche più piccole la comunicazione sullo stop ai pagamenti di novembre e dicembre perché non hanno firmato il contratto. Il fermo delle prestazioni, paventato da Gemelli e Neuromed la scorsa settimana, si è concretizzato già a Villa Maria.
La posizione sul rapporto coi privati del capogruppo Andrea Greco è nota e la ribadisce in questa circostanza: tetto invalicabile al budget, introdotto peraltro da Giustini, contratti e regole chiare. «Altrimenti non usciremo mai da questa spirale mortale», dice. Però le visite e gli esami annullati sono una drammatica realtà in queste ore. «Sono mesi che diciamo al presidente commissario Toma di definire la situazione con i privati proprio per evitare quello che sta accadendo. Una soluzione, a mio parere, c’è ed è di rapida attuazione. Toma – propone Greco – può farsi dare l’ok da Roma ad anticipare, per coprire queste prestazioni per i molisani, parte della spesa che la Regione effettuerà nel 2023. Ma va da sé che parallelamente per l’anno prossimo dovrà ridurre gli anticipi e quindi la quota destinata agli extraregionali. Bisogna prima soddisfare il fabbisogno dei molisani, calcolato attraverso un approfondito studio epidemiologico. È questo che noi abbiamo sempre chiesto».
Di segno opposto l’intervento della ex parlamentare di Italia Viva Giusy Occhionero per la quale la decisione di Regione e Asrem «mina alle fondamenta il sacrosanto diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione e, ove applicata, comporterebbe conseguenze gravemente rischiose per la salute dei cittadini visto che cliniche e istituti, piccoli e grandi del Molise, dovranno mandare via i loro ricoverati e non fornire più prestazioni». E aggiunge: «Trovo assurdo spendere milioni di euro per pubblicizzare il Molise in giro per stazioni e autostrade e negare contemporaneamente per ragioni di contingentamento budgetario il diritto alla salute dei cittadini molisani e degli extra regionali che peraltro rappresentano una ricchezza e non un costo per le casse regionali. Mi appello alle istituzioni nazionali affinché, come proclamano, non lascino indietro nessuno cogliendo l’occasione per suggerire di riflettere sulle possibili distorsioni dell’autonomia differenziata. Mi rivolgo anche e soprattutto alle istituzioni regionali affinché non diventino complici di scelte dissennate che vanno contro l’interesse dei molisani».