«Possibile conflitto di interessi» per l’avvocato Giacomo Papa, nominato lo scorso marzo sub commissario ad acta della sanità molisana: è l’Autorità nazionale per l’anticorruzione a ravvisare il sospetto. Così si legge nella nota del presidente Giuseppe Busia inviata alla presidenza del Consiglio dei ministri a seguito di una specifica segnalazione.
Nel parere, sebbene venga precisato che la questione in oggetto non presenta i profili per i quali l’Autorità si esprime, viene scritto che comunque, così come segnalato, «sembrerebbe che il sub commissario e i suoi attuali soci dell’omonimo studio legale vantino un continuativo e stabile rapporto professionale con l’Asrem e con talune cliniche private, soggetti destinatari delle misure adottate in attuazione del piano di rientro o comunque interessati dalle scelte commissariali».
Si tratta, per l’Anac, di una «delicata situazione» che merita «opportune valutazioni» da parte del governo. E non solo. Per la questione del professionista beneventano, già consigliere giuridico del presidente della Regione Donato Toma, e da marzo scorso, appunto, suo braccio destro come commissario alla sanità, l’Anac con la stessa nota interpella per la soluzione anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ai sensi della legge 215/2004 sul conflitto di interessi.
«La numerosità e ripetitività delle predette ipotesi, nei termini che si apprendono dalla segnalazione, potrebbero incidere in maniera significativa sull’ordinario svolgimento dell’attività commissariale», è l’allarme lanciato nella nota che tra i diversi destinatari vede anche l’Associazione italiana dell’ospedalità privata (Aiop).
Papa, per parte sua, si dice sereno. «Non difendo strutture private. È accaduto in passato, ma ora no. Da quando ho assunto l’incarico, inoltre, ho rinunciato alle cause dell’Asrem – spiega – in cui poteva essere chiamata a intervenire la struttura commissariale. Ho mantenuto solo la cura dei procedimenti contro soggetti privati: avendo io maturato il massimo onorario riconoscibile in base alla convenzione, la mia rinuncia avrebbe inciso sulla situazione economica dell’azienda sanitaria che avrebbe dovuto pagare me e il mio sostituto». L’avvocato è disponibile «a fornire spiegazioni se mi verranno richieste in un eventuale procedimento di contestazione. Se la mia situazione sarà considerata come possibile conflitto di interessi non avrò problemi a lasciare l’incarico. Io non vivo di sanità – conclude –, altri sì».
ppm