Le prestazioni erogate dalle cliniche private nei mesi di novembre e dicembre 2022 – salvavita e urgenti come disposto dal decreto monocratico del presidente del Tar – possono essere pagate dalla Regione. E le strutture ne hanno richiesto il saldo appena dopo la lettura dei verdetti pubblicati ieri mattina (o si apprestano a farlo). Per il 2023 però si apre un’altra partita, che – contrariamente all’auspicio dei giudici amministrativi espresso nell’udienza di tre giorni fa – potrebbe risolversi in altri ulteriori contenziosi. Perché i tetti di spesa, è il solo commento del presidente-commissario Toma sul pronunciamento, sono invalicabili e il ragionamento del Tar lo conferma.
Dopo due giorni di attesa, dunque, sono state depositate le ordinanze collegiali sui ricorsi proposti da Gemelli, Neuromed e Villa Maria: tutte e tre difese dall’avvocato Salvatore Di Pardo, il Gemelli anche da Fabio Verile. In sostanza, il Tribunale amministrativo (presieduto da Nicola Gaviano, giudici Massimiliano Scalise e Francesco Avino) ha confermato «le misure cautelari disposte col decreto del presidente del Tribunale del 7 dicembre 2022 n. 143 con effetti fino al 31 dicembre 2022 (via libera cioè alle prestazioni salvavita) e ha respinto «per quanto residua, l’istanza cautelare».
Zero a zero? In sanità, soprattutto quando si finisce davanti alla giustizia, il pareggio (in termini calcistici e non contabili) non esiste. A inizio dicembre la Regione avvertì le cliniche: se non firmate i contratti per il 2022 le fatture di novembre e dicembre non verranno accettate. Le strutture, non tutte, si rivolsero al Tar che, col provvedimento di Gaviano, fece salva l’assistenza ritenuta improcrastinabile. Questo, si legge anche nelle ordinanze di ieri, perché fu ritenuta prevalente «la considerazione dell’estrema gravità del pregiudizio che, in difetto della misura cautelare, si sarebbe inevitabilmente prodotto, nel pur breve arco temporale indicato (e ormai decorso), ai danni della continuità assistenziale, privandola di un nucleo minimo di prestazioni sanitarie essenziali».
A gennaio, la direzione Salute – su indicazione della struttura commissariale – ha ribadito alle cliniche: se non sottoscrivete il contratto 2022 non potrete erogare prestazioni per il Ssr. Niente proroga, dunque, per Gemelli, Neuromed e Villa Maria. Al Tar era di fatto in discussione anche questo orientamento. Con una memoria del 5 gennaio, infatti, i ricorrenti hanno sostenuto «le proprie ragioni non solo ai fini della conferma degli effetti della misura monocratica già ottenuta, ma altresì per la valenza che gli atti impugnati rivestirebbero anche in relazione al corrente esercizio 2023». Nel senso che hanno mirato a contrastare «anche l’intendimento della Regione di precludere, agli erogatori che non sottoscrivano il contratto di budget per l’anno 2022, di operare in regime di proroga dei contratti in essere per il 2023». Un profilo addizionale che per i giudici di via San Giovanni «non risulta giuridicamente tutelabile, dal momento che la sottoscrizione di un accordo contrattuale con la Regione per l’acquisto delle prestazioni sanitarie è inderogabilmente prescritta in termini generali dall’articolo 8-quinquies del D.Lgs n. 502/1992». Infine, hanno rilevato, nella determinazione del budget per il 2023 «appaiono recessive le ragioni del periculum in mora paventato dalla parte ricorrente, attesa l’imprescindibile necessità di coordinare gli interessi degli operatori privati con la primaria esigenza del contenimento della spesa pubblica, vieppiù in una Regione soggetta al piano di rientro nel settore sanitario».
Tecnicismi, chiari però a chi programma e gestisce la sanità e a chi concretamente la eroga, cioè le cliniche.
Alcune già ieri hanno inviato una diffida alla Regione, per esempio il Gemelli (come riportato dal Quotidiano del Molise online che riporta le dichiarazioni in tal senso dell’avvocato Verile): chiedono il pagamento delle prestazioni utilmente erogate nel 2022 e, entro 15 giorni, la proposta contrattuale per il 2023. Sia Verile sia Di Pardo, a caldo, hanno evidenziato come le ordinanze vanno proprio in questa direzione e che quindi il Tribunale ha dato di fatto ragione alla posizione dei loro assistiti. In queste due settimane per gli utenti non cambia nulla, rispetto all’offerta dei privati. Poi, non si escludono nuovi stop e chiusure.
Dal canto loro, il commissario Donato Toma e il sub Giacomo Papa sono convinti che invece il Tar abbia efficacemente richiamato il principio per il quale senza contratto non si pagano ai privati ricoveri, interventi, visite ed esami effettuati. Quindi, la firma sull’accordo del 2022 sarà dirimente anche per il 2023.
ppm

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