Vale 102 milioni di euro l’appalto bandito dalla centrale di committenza dell’Abruzzo (Aric) per la ristorazione negli ospedali abruzzesi e molisani (il lotto che riguarda questi ultimi è di 16,7 milioni). Scade l’8 febbraio. Il 10 maggio scorso la giunta Toma ha approvato l’accordo di collaborazione con l’Aric per l’espletamento di gare in forma aggregata. Per questa in particolare, si legge nella determina di indizione, l’Asrem ha trasmesso il proprio fabbisogno via mail il 28 giugno 2022.
A sollevare dubbi e chiederne l’annullamento in autotutela è il capogruppo dei 5s a Palazzo D’Aimmo Andrea Greco, che denuncia: «La sanità molisana continua ad essere il campo del potenziale sperpero di soldi pubblici. L’ultimo esempio è rappresentato dal bando di ristorazione dell’Asrem negli ospedali regionali. Malgrado un settore commissariato da oltre 12 anni, che quindi non permetterebbe l’aggravio di spese, la pratica di dissipare i soldi dei contribuenti in Molise diviene routine consolidata».
Le mense degli ospedali molisani, a parere di Greco, «sono state gestite per anni contravvenendo, spesso, a ogni regola sugli appalti pubblici con contratti prorogati per decenni senza gare d’appalto. Una circostanza che abbiamo denunciato in ogni sede inclusa l’Autorità Anticorruzione, che successivamente ci ha dato ragione sulla gestione fuori controllo di interi comparti.
Nel 2019 l’Asrem – ricorda l’esponente pentastellato – chiede alla Regione di bandire una gara, ma quest’ultima non viene di fatto mai portata a termine. Cambia il direttore generale e Asrem dopo 3 anni revoca il provvedimento (n.307/2019). Così arriviamo a fine 2022 quando il 23 dicembre l’azienda sanitaria raggiunge un accordo con l’Agenzia regionale di informatica e committenza dell’Abruzzo (Aric). In sintesi, alla vigilia di Natale, sulla Gazzetta ufficiale viene pubblicato un bando che ha come oggetto l’affidamento del servizio di ristorazione per le aziende sanitarie di Abruzzo e Molise. Un fiume di denaro che supera i 102 milioni di euro, suddiviso in cinque lotti di cui uno riservato appunto all’Azienda sanitaria molisana, per un totale di 16.692.687,39 euro».
Nel mirino di Greco finisce quindi l’esternalizzazione del servizio e porta l’esempio del Caracciolo di Agnone, la cui pianta organica prevede personale a tempo indeterminato per la ristorazione. «Malgrado la presenza di cuochi dalla collaudata esperienza e professionalità, la mensa sarà affidata in appalto al di fuori dell’ospedale con un dispendio di fondi che appare del tutto ingiustificato. Un’operazione – rileva ancora – che in passato il M5s è riuscito a sventare quando il direttore generale era Gennaro Sosto. Oggi, tuttavia, il problema riemerge in tutta la sua gravità e si pone in netto contrasto con gli obiettivi fissati dal piano di rientro».
Per questo, «considerate le tempistiche del bando soggette all’impugnazione (non risulta decorso il termine di 30 giorni dalla pubblicazione), sarebbe opportuno compiere le doverose valutazioni di carattere tecnico-economiche al fine di rettificare l’appalto per perseguire i principi di buon andamento ed efficienza, nonché evitare un potenziale spreco di risorse». Sui siti istituzionali della Regione Molise, inoltre, del bando non c’è traccia, «è consultabile invece su un portale del Lazio». Al commissario della sanità, il presidente della Regione Toma, al dg Asrem Florenzano, all’Anac e per conoscenza, al sindaco di Agnone Saia, è stata quindi inviata una diffida con cui si chiede (in particolare a Toma e Florenzano) di fare «quanto dovuto per l’annullamento del bando in autotutela o la revoca degli atti, almeno nella parte che comporterebbe costi aggiuntivi».
«Trovo incomprensibile affidare all’esterno un servizio per il quale ci sono lavoratori assunti per svolgerlo. E lo stesso discorso dovrebbe essere adottato per tutti gli ospedali. Peccato che in Molise – conclude Greco – l’obiettivo resta quello di smantellare la sanità pubblica, pezzo per pezzo».