Anche con il nuovo sistema di valutazione dei livelli essenziali di assistenza, la sanità del Molise è inadempiente. Dopo il boom del 2018 (promossa con 180 punti guadagnati col “vecchio” metro di misura) e il tonfo del 2019 (quando tornò a chiudere la classifica insieme alla Calabria), nel 2020 – anno del Covid – ha guadagnato il punteggio più basso d’Italia per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera.
Con il cosiddetto “nuovo sistema di garanzia dei Lea” per essere promossi bisogna superare 60 punti in tutte e tre le macro aree vagliate (ospedale, distretto e prevenzione), ognuna in base a 22 indicatori. Nel 2020 il Molise ha superato la soglia di adempienza, e per poco, nella prevenzione (64,21) e nella distrettuale (67,12). Ma i suoi ospedali sono i peggiori del Paese, in termini di garanzia dei livelli di cura che per legge vanno assicurati su tutto il territorio nazionale. Incolmabile il divario con Trento (93,07) ed Emilia Romagna (89,52) o Toscana (80).
I risultati tengono conto delle difficoltà create dall’emergenza Covid, «in seguito alla quale – sottolinea il ministero della Salute nel documento – i servizi sanitari regionali hanno dovuto attivare appositi percorsi per garantire l’erogazione delle prestazioni essenziali e urgenti e contestualmente definire specifiche misure di contenimento del contagio, nell’ambito della normativa emergenziale». Ma la scusante vale, appunto, per tutte le Regioni. Alla luce di queste considerazioni, il Comitato Lea ha stabilito che «il monitoraggio dell’erogazione dei Lea per l’annualità 2020 venisse effettuato attraverso il calcolo degli indicatori del Nsg a scopo informativo».
Tornando al Molise, la valutazione finale della prevenzione collettiva e sanità pubblica per il 2020 si attesta su un punteggio pari a 64,21. Il Ministero ha rilevato criticità negli indicatori: copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per la 1° dose di vaccino contro morbillo, parotite, rosolia; stili di vita; proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato per mammella, cervice uterina e colon retto.
Nell’area distrettuale i punti sono 67,12. Anche in questo caso, sono segnalate criticità riguardo all’allarme-target dei mezzi di soccorso; al numero dei deceduti per causa di tumore assistiti dalla rete di cure palliative in relazione al totale; al numero di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale in rapporto alla popolazione residente, per tipologia di trattamento (intensità di cura).
Gli ospedali, bocciati con 41,94 punti, presentano le criticità maggiori rispetto ai seguenti indicatori: proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post operatoria inferiore a tre giorni; percentuale di pazienti over 65 con diagnosi di frattura del collo del femore operati entro due giorni in regime ordinario; percentuale di parti cesarei primari in maternità di primo livello o comunque con meno di 1.000 parti l’anno.
Complessivamente, nel 2020, le Regioni promosse sono: Piemonte, Lombardia, Provincia di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Puglia. Bocciate, invece, Liguria, Abruzzo, Molise e Sicilia, in una macroarea; Campania, Basilicata, Valle d’Aosta, Provincia di Bolzano e Sardegna, in due macro-aree; Calabria, in tutte le macro-aree.