La struttura commissariale non taglia alcuna prestazione per la radioterapia, né lo fa il primario oncologo del Cardarelli, che traduce ai sensi del nomenclatore il programma redatto dal Gemelli Molise mettendolo concretamente nero su bianco nelle ricette rosse.
Nella conferenza stampa convocata per rispondere alle accuse dell’ospedale guidato da Stefano Petracca che si è visto validare, per fare alcuni esempi, 2 schermature sulle 23 proposte per un paziente e 1 su 89, accanto a Donato Toma, commissario della sanità, ci sono i massimi vertici del settore: il sub Giacomo Papa, il responsabile di oncologia Gianfranco Giglio, il dg Asrem Oreste Florenzano e la direttrice sanitaria Evelina Gollo. Nel pomeriggio si saprà che la questione verrà affrontata oggi alle 15 con il ministro Schillaci che ha convocato una riunione con Toma (per quest’ultimo un normale aggiornamento di confronti già avviati).
«Non entriamo nel merito delle prescrizioni mediche, trasformiamo in tariffa ciò che viene proposto. Riguardo alle schermature, applichiamo quanto stabilito nel nomenclatore nazionale e quello che è stato indicato anche dal ministero della Salute – spiega Toma invece in mattinata in via Petrella – Vale a dire che paghiamo una schermatura per trattamento». Linea da cui una Regione commissariata, evidenzia, pur volendo non può discostarsi.
Questa linea di condotta è stata ribadita durante il vertice che si è svolto mercoledì a Roma. Presenti gli esperti dell’Agenas, Petracca e i commissari. «Gemelli ci aveva chiesto un’interlocuzione con l’Agenzia dei servizi sanitari regionali e l’abbiamo ottenuta». Al termine della riunione, sintetizza il governatore, l’Agenzia per i servizi sanitari ha confermato il percorso che ha portato alla stima del budget: 2,7 milioni l’anno per curare i molisani con la radioterapia (il fatturato del centro negli ultimi anni è stato doppio).
E, ancora, questo orientamento viene da un caso analogo avvenuto in Campania. Nel 2017 il Ministero, rispondendo all’allora commissario della sanità Joseph Polimeni, precisò che «le prestazioni propedeutiche» per la radioterapia (dopo averle indicate e compreso fra queste la schermatura personalizzata e il sistema di immobilizzazione personalizzato), «sono da intendersi come riferite all’intero trattamento di un focolaio e pertanto solo oggetto di tariffazione una sola volta, anche quando eventualmente ripetute più di una volta».
Questo il precedente (dichiarato corretto dalla giurisprudenza amministrativa a cui i privati campani si rivolsero all’epoca), entra poi nel dettaglio l’avvocato Papa, a cui ci si è ispirati quando si è messo su il nuovo modello.
A luglio scorso il tavolo tecnico segnala un’anomalia: negli ultimi anni il fabbisogno di radioterapia in Molise è aumentato e non in maniera proporzionale all’incremento dei pazienti. Toma e Papa quindi dispongono controlli sull’appropriatezza. Da lì è cominciato tutto, dai rilievi del nucleo ispettivo interno. Poi la relazione Agenas e la fissazione del nuovo budget. Parallelamente, viene individuato il Cardarelli come centro prescrittore. «Gemelli ha perso la qualificazione di policlinico che aveva nel 2004 a causa dei successivi passaggi societari» e per questo, prosegue Papa, non può avere il ricettario pubblico (possono averlo i policlinici e gli Irccs). «Perciò abbiamo disegnato questo nuovo modello, di cui però il paziente non si è proprio accorto perché per lui non cambia nulla», così il sub. Che poi fornisce i dati sulle prestazioni sotto osservazione. Prendendo i numeri da un comunicato di Gemelli Molise di qualche mese fa, la struttura commissariale ha preparato una tabella di «voci non retribuibili», partendo dal 2015. In quell’anno: 1.069 trattamenti, 30.484 schermature (pagate) per un valore di 1,8 milioni e 2.847 sistemi di immobilizzazione (pagati) per un valore di quasi 361mila euro. I dati si mantengono stabili fino al 2018, poi crescono un po’ per arrivare al 2021: 971 trattamenti, 43.346 schermature personalizzate e 4.833 sistemi di immobilizzazione. «È questo l’anno in cui registriamo la differenza maggiore. In totale 3,1 milioni su un totale di 4,7 di budget», somma Papa. In sei anni, 18 milioni di prestazioni che per i commissari non erano (e non sono retribuibili).
«Un resoconto che può creare richieste di rimborso, per questo prima di erogare ulteriori risorse dobbiamo vederci chiaro e applicare le norme e le indicazioni ministeriali», chiosa sul punto Toma.
Finito nel mirino del legale di Gemelli, Fabio Verile, il responsabile dell’oncologia del Cardarelli Giglio puntualizza: sono oncologo ed ematologo da circa 40 anni, perciò conosco bene la radioterapia e le sue applicazioni. «Conosco l’importanza della protezione dei tessuti sani – rimarca – e di tutte le voci contemplate dal nomenclatore. Voglio rassicurare i pazienti che devono o dovranno essere sottoposti a radioterapia: per loro non cambierà nulla, è soltanto il procedimento che avrà un percorso diverso. Sono stato individuato come la persona che deve traslare in prescrizioni i programmi terapeutici formulati dei colleghi di radioterapia. Non modifichiamo le dosi, il numero delle sedute. Interveniamo soltanto in un discorso puramente prescrittivo per quanto riguarda le schermature. Prima di accettare questo ruolo mi sono informato, nelle altre Regioni la schermatura e l’altra voce in discussione vengono tariffate per l’intero trattamento». Ha ricevuto indicazioni, aggiunge poi, non pressioni. «Dove c’è una gerarchia, i ruoli si portano avanti secondo le indicazioni» dei superiori. A supporto del reparto che da tre settimane sta gestendo una mole imponente di richieste, l’Asrem ha messo anche la struttura organizzativa e informatica, sottolinea il direttore Florenzano.
Il problema, però, resta. Anche volendo smussare gli angoli di una contrapposizione forte. ed è un problema di sostenibilità. Applicando queste tariffe, anche per la tecnologia usata nella sua radioterapia, il Gemelli «non riesce a chiudere il conto economico». Lo capisco, ammette Toma, «se fossi il manager di quella azienda sarei preoccupato». La soluzione, a suo parere, è ampliare i bacini di utenza e questo però compete al governo nazionale. Se si ferma il Gemelli, e il commissario si dice convinto che non sarà così, «abbiamo possibilità di organizzarci» con strutture extraregionali. Inoltre, ribadisce, «non possiamo non avere la radioterapia nel sistema pubblico, stiamo calcolando quanto ci costerebbe allestire un reparto».
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