È ancora scossa ma vuole raccontare. «Se avessimo dovuto portare nostro figlio a Isernia, se l’ambulanza col medico fosse dovuta arrivare da lì noi adesso… Non ce l’avremmo più». La voce di questa giovane mamma di Venafro si incrina per qualche secondo. In sottofondo si sente la tv che trasmette cartoni animati. Mattia si sta riprendendo, il peggio è passato.
«Io e mio marito – continua Mariapia – vogliamo fare qualsiasi cosa possa essere utile, far sapere quel che è accaduto a noi può servire a capire l’importanza della presenza del 118 e del medico durante un soccorso».
Il suo bambino ha sei anni. Da quando era molto piccolo soffre di laringospasmo, una contrazione involontaria e incontrollata dei muscoli della laringe. Ci si sente soffocare. Un’esperienza spaventosa per gli adulti, figurarsi per i più piccoli. Ed è anche molto pericoloso, se non si riesce a compiere le giuste manovre.
A Mattia era accaduto già. «Ma stavolta non riuscivamo ad aiutarlo, è stato tremendo». Il bambino piangeva, non riusciva a respirare, il suo colorito è diventato in poco tempo cianotico. «Ora lui sta piano piano realizzando quello che gli è successo. Mi ha detto: mamma io non ci vedevo più…».
Pur avendo messo in atto tutto ciò che i medici le hanno sempre consigliato di fare, e che le altre volte era stato risolutivo, Mariapia vedeva la situazione in continuo peggioramento. Quindi, alle 5 di venerdì mattina, la richiesta di soccorso immediato al 118. La sede di Venafro non aveva interventi in corso ed è arrivata subito sul posto. «La dottoressa è stata straordinaria. Ma tutto l’equipaggio lo è stato. Io stessa per il panico non riuscivo a respirare, le lascio immaginare che condizione hanno trovato i sanitari quando sono arrivati. L’intervento è stato lungo e complesso». Ossigeno, adrenalina e poi cortisone. L’equipe è rimasta nella casa di Mattia anche dopo che lui ha iniziato a stare meglio per monitorare l’andamento della terapia. Medico e soccorritori sono andati via solo quando hanno ritenuto che il quadro clinico del piccolo si fosse stabilizzato.
Se fosse accaduto stamattina alle 5, alla richiesta di aiuto di una madre disperata la centrale operativa avrebbe potuto inviare solo la postazione India di Venafro (autista, soccorritore e infermiere). In attesa che arrivasse un equipaggio con medico da Isernia o, in caso quella postazione Isernia fosse già impegnata, da Agnone. Perché a partire da ieri sera, al Set 118 di Venafro la notte non ci sono più medici in turno (sono tornati invece in servizio ad Agnone).
«A Venafro deve restare il medico al 118, deve restare tutto quello che serve a garantirci un soccorso adeguato. Glielo ripeto, se fossimo dovuti andare fino a Isernia o fossero dovuti venire i soccorritori da Isernia – conclude Mariapia – noi nostro figlio non lo avremmo più».
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