Troppe differenze territoriali tra Regioni e oltre 7 milioni di prestazioni sanitarie da erogare. Sono le evidenze dell’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe sul recupero delle liste d’attesa – per cui dopo il Covid sono state stanziate risorse ad hoc dal governo – in base ai dati del ministero della Salute.
In Molise, la percentuale di recupero complessiva, e relativa al 2022, è pari all’83 % (la media italiana è al 65).
Nel dettaglio, è stato recuperato il 65% dei ricoveri chirurgici programmati in linea col dato nazionale. Per quanto riguarda invece gli inviti a screening oncologici, sono stati effettuati tutti quelli rimasti indietro (100% contro una media dell’82%). Per quanto riguarda l’effettuazione vera e propria degli screening siamo invece all’85% (comunque superiore al dato nazionale che è del 67%).
Ma i numeri non sono tutti positivi. Per le prestazioni ambulatoriali, per esempio, il recupero è stato appena del 27% contro il 57% di media nazionale.
L’attività di audit conclusa nell’aprile 2023 dal ministero della Salute fornisce anche il quadro sull’utilizzo delle risorse. La spesa rendicontata al 31 dicembre 2022 sfiora i 348 milioni, quasi il 70% della cifra stanziata, con notevoli differenze regionali: si va dal 2% del Molise al 100% della Liguria, con alcune Regioni (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte) che superano il 100%, verosimilmente in ragione dello stanziamento di risorse proprie.
Per agevolare il recupero delle prestazioni, la normativa ha previsto che le Regioni potessero coinvolgere gli erogatori privati accreditati, integrando accordi e contratti esistenti, con la possibilità di destinare ai privati sino a un massimo di 150 milioni sui complessivi 500 milioni stanziati. La stima complessiva di committenza alle strutture private è del 29%. Si va dal 93% della Puglia al 46% della Lombardia fino al 30% della Campania. Marche e Molise, invece, non hanno fatto ricorso al privato.