Per ora è una voce, supportata però da indizi che non sembrano coincidenze. L’Asrem potrebbe essere commissariata. E non fino alla nomina del nuovo dg (lo è già per questo) ma con l’obiettivo di una riorganizzazione complessiva. Una fase straordinaria che consenta al designato (o a una task force) un margine di manovra più ampio rispetto ai poteri “ordinari” del direttore.
In questa direzione sembrano “remare” due dati di fatto. Innanzitutto, le prime dichiarazioni del presidente Francesco Roberti sull’argomento sanità. Lungi dal riguardare la nomina del successore di Florenzano (dg fino al 28 febbraio scorso), per la quale ha già pronto un elenco di 13 manager fra cui scegliere, o al contrario il riavvio della selezione che è nelle prerogative di una nuova amministrazione, hanno acceso i riflettori sullo stato dell’arte e sull’assetto organizzativo stesso dell’Asrem. Alla domanda di un cronista sul nuovo commissario e sul direttore dell’azienda, a margine dell’iniziativa di Responsible Research, il 19 luglio scorso ha spiegato che nell’incontro «con Schillaci e Giorgetti (ministri della Salute e dell’Economia, ndr) il 1 agosto» si andrà «a definire la squadra per poter fare un cambio di passo completo all’interno dell’Asrem», dove «ancora oggi ci sono, così come mi sono stati prospettati, in questo momento stiamo cercando di fare una ricognizione, molti buchi e molte ombre». Quindi «è arrivato il momento di fare chiarezza sugli appalti, i servizi, che devono essere coerenti sia con la qualità sia con il prezzo». Ha toccato anche il tema del personale: 3.100 operatori in una regione di 290mila abitanti, ha detto sempre in quella occasione, quando in regioni di 500mila abitanti magari ce ne sono 2.100. Mancano le risorse umane o non sono collocate nei posti dove servono?
Concetti lampanti. A cui è seguita un’ispezione del sub commissario Marco Bonamico (papabile commissario). Martedì si è recato in via Petrella per chiedere i dati sui costi di beni e servizi – appaltati o forniti in base a vecchi contratti (che ormai sono pochi) –, sulla dislocazione e sull’inquadramento del personale. Perché, ha spiegato a Primo Piano, l’Asrem non ha il controllo di gestione. «Non sappiamo quanto spendiamo per il Cardarelli, per esempio, quanto ci costano i reparti e quanto invece ricaviamo».
Oggi è in programma una seconda riunione. Entro martedì aspetta in Regione i dati che ha chiesto. L’iniziativa, ha chiarito, è stata concordata con Roberti. Si tratta, con tutta evidenza, della ricognizione a cui il governatore faceva riferimento il 19 luglio.
A questi due dati di fatto si aggiunge la situazione finanziaria. Il consuntivo 2022 non è stato pubblicato, ma fonti accreditate parlano di un disavanzo di 70 milioni. La performance peggiore da quattro anni a questa parte. Dopo l’annus horribilis (2019) dei 100 milioni di buco anche a causa dell’accantonamento per il debito Inps, l’ex dg Florenzano ha chiuso comunque sempre in passivo i “suoi” bilanci e il rosso è andato via via aumentando.
Il capitolo dell’assistenza, infine, è il più drammatico di tutti. Che gli ospedali molisani siano i peggiori d’Italia dal punto di vista dell’adempimento dei Lea lo ha confermato il report del ministero della Salute sul 2021 (e rispetto ad allora forse ci sono ancora più reparti in sofferenza).
In sintesi, un disastro. Per provare a metterci mano, a Campobasso e a Roma starebbero pensando a un atto forte, senza precedenti. Un commissariamento in piena regola, sulla falsariga del decreto Calabria. Magari, e questo è un auspicio, contenuto in un decreto Molise che semplifichi le procedure e metta sul tavolo qualche soldo in più, almeno per attrarre in regione il personale necessario.
ritai