Liste d’attesa, si cambia. Non c’è più un referente aziendale a occuparsene in via Petrella ma, come deciso dal dg Giovanni Di Santo, una cabina di regia che ha fra le competenze anche quella di gestire direttamente le agende di prenotazione e gli strumenti del sistema Cup.
Coordinata dal direttore sanitario Bruno Carabellese, della task force interna che ha come obiettivo di ridefinire modelli e percorsi per erogare le prestazioni ambulatoriali con maggiore efficienza, fanno parte tutti i dirigenti coinvolti nel governo clinico e informatico dell’Asrem. Quindi, la dirigente del servizio integrazione ospedale-territorio Giovanna Buono, la direttrice della governance clinica Paola Sabatini, la collega del risk management Gabriella Ruzzi, il capo dell’epidemiologia Giovanni Di Giorgio e i due dirigenti informatici dell’azienda. Uno di loro, Raffaele Malatesta, è stato anche nominato direttore dell’esecuzione del contratto sottoscritto col Cns di Bologna (partner tecnologico Engineering) che si è aggiudicato l’appalto da 7,5 milioni per la realizzazione del centro unico di prenotazioni. Che non funziona ancora a dovere, né è a regime: annunciati a breve ma non ancora ufficializzati il sito e un’app per le prenotazioni per esempio e poi c’è l’annosa questione delle classi di priorità che, quando indicate, non vengono registrate. Motivo per cui, per dare l’idea di un caso concreto, al paziente oncologico che aveva bisogno di una risonanza urgente (da eseguire entro 72 ore) è stata fissata dopo sette mesi nonostante l’indicazione corretta sull’impegnativa del medico di base. Risonanza, è bene ricordarlo, rinviata 24 ore prima dell’appuntamento direttamente dal reparto per carenza di medici.
A tutte queste criticità la squadra composta da Di Santo dovrà mettere mano e, come si legge nella delibera, intervenire in maniera prioritaria sulle prestazioni oggetto di monitoraggio nazionale e regionale, assicurare supporto ai direttori di distretto e di presidio, effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione degli interventi e operare in costante raccordo con la direzione strategica.
La situazione trovata dal primario manager che si è insediato il 18 settembre al vertice dell’Asrem era ormai al limite. Tempi di attesa medi che vanno dai 7 mesi a un anno e oltre. Classi di priorità non rispettate non si comprende bene perché. Problemi di codici di alcune prestazioni, si è detto nei mesi scorsi. Ma, rispondendo alle numerose sollecitazioni (quasi diffide) della direzione Salute della Regione e della struttura commissariale sul mal funzionamento del Cup, a luglio l’allora governance delle liste d’attesa (referente aziendale e direzione Asrem) mise nero su bianco che la carenza di personale medico, oltre a causare lunghi tempi di attesa, soprattutto per alcune branche, non permette di poter evadere le prestazioni urgenti o le brevi. Problemi informatici, dunque, o medici che mancano? Difficile curare un malato se manca la diagnosi.
Di Santo, quindi, ha cambiato verso (e giocatori in campo). Ieri mattina anche a margine della messa officiata da monsignor Bregantini al Cardarelli si è parlato delle liste d’attesa e della necessità improcrastinabile di fare qualcosa per ridurle. «Dobbiamo garantire cure in sicurezza e di qualità», ha ribadito il manager dell’Asrem. La sanità privata che «ha delle sue eccellenze», ha aggiunto, «non può essere tenuta fuori». Le cliniche e i laboratori convenzionati sono il perno su cui il presidente Roberti ha elaborato insieme alla struttura commissariale il piano straordinario per abbattere l’arretrato in pochi mesi e che presto dovrebbe essere approvato con decreto.
Il vescovo di Campobasso, dal canto suo, ha espresso l’auspicio che si possa «mettere il malato al centro perché tutti abbiano sempre il conforto dell’assistenza e della medicina».

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