È attesa per oggi la pubblicazione del decreto del commissario della sanità sul recupero delle liste d’attesa attraverso il coinvolgimento dei centri privati convenzionati. L’obiettivo, confermato dal governatore Francesco Roberti che ieri ha annunciato l’arrivo del provvedimento in Consiglio, è abbattere l’arretrato in tre-quattro mesi. E ripartire con un sistema di prenotazioni che sia davvero unico e performante (con un software che consente di inserire classi di priorità e con le agende dei privati a disposizione insieme a quelle del pubblico).
L’arretrato ha numeri spaventosi. Sessantamila le prestazioni inevase da quando, quattro anni fa circa è stato avviato il sistema del Cup unico. L’appalto da 7,5 milioni affidato nel 2020 oggi presenta molti obblighi incompiuti: non ci sono ancora le agende dei privati, non sono attivi il portale su cui i cittadini devono poter gestire in autonomia prenotazioni e appuntamenti e la relativa app (lanciata sugli store di Apple e Google in fase di test e senza la riconducibilità alla Regione, all’Asrem o quanto meno a Engineering che è il partner tecnologico del Cns che si è aggiudicato la gara). Non c’è traccia dell’attivazione del percorso di salvaguardia per gli utenti che, quando non ricevono dal servizio pubblico le prestazioni nei tempi prescritti dal piano nazionale, devono poter ottenere il rimborso dei costi sostenuti ricorrendo ai privati. Il capogruppo 5s Andrea Greco ha elencato queste e altre cose che non vanno illustrando la mozione presentata insieme ai colleghi di schieramento Primiani, Gravina e Romano (intervenuti poi nel dibattito). Il documento è stato votato all’unanimità.
Il presidente Roberti non ha fatto sconti alla gestione del Cup e delle liste d’attesa da parte di Asrem dal 2019 in poi (quando è stato cioè recepito il nuovo piano nazionale con un decreto del commissario). «Da un punto di vista teorico è stato fatto tutto, in realtà abbiamo visto le criticità che abbiamo, dovute a una cattiva gestione del software», ha sottolineato, che non consente di specificare la classe di priorità. Quindi, ha proseguito, non è stata organizzata “un’agenda per le urgenze”, che non sono garantite. «Il nuovo direttore generale ha messo in piedi una task force a giusta ragione», ha precisato. Rispondendo a Romano che gli aveva chiesto spiegazioni sulle competenze della cabina di regia costituita dal dg Di Santo anche rispetto agli «uffici ordinari» che si occupano delle liste d’attesa, è stato categorico: «Se ci dovesse essere una sovrapposizione alla “normale amministrazione” ben venga perché la normale amministrazione ha dimostrato tutti i limiti, abbiamo oggi liste di attesa per 60mila prestazioni».
Questa la linea che si seguirà nella ristrutturazione dell’azienda e della sanità in genere: «Diritti per tutti se tutti fanno il proprio dovere». Un principio già messo in atto proprio con la task force sul Cup: «Se dopo quattro anni abbiamo decine di migliaia di prestazioni che non riusciamo ad evadere vogliamo ancora chiederci se chi gestisce l’ordinario può ancora continuare a raccontarci quali sono le problematiche senza poi affrontarle?».
Giro di vite anche per quanto riguarda gli acquisti e le manutenzioni. «La rottura di due Tac in contemporanea in un ospedale è pari alla possibilità di trovare un marziano sulla Luna ma puntualmente ogni due mesi o tre succede la stessa cosa», ha detto ancora Roberti riferendosi a quanto accaduto qualche giorno fa al San Timoteo. «In questa regione si fanno due appalti, uno per comprare la macchina e uno per installarla e poi quando la si va a installare non la si mette sotto un gruppo statico di continuità. Anche il più becero elettricista direbbe: sono componenti elettronici, vanno sotto un gruppo ups. E invece no, tanto paga Pantalone». Quindi, il macchinario si brucia quando ci sono le sovra tensioni e per ripararlo «parte dall’Olanda una scheda elettronica, che arriva fino a Termoli e poi qui in 24 ore viene reinstallata. Mi chiedo: quanto ci sono costate due manutenzioni in questa maniera? E quanto sarebbe costato un gruppo statico di continuità? E allora non può rimanere tutto così», ha concluso Roberti. «Se ci vogliono task force ci saranno, se ci vogliono le ispezioni ci saranno, se ci vogliono i provvedimenti disciplinari partiranno provvedimenti disciplinari e se ci saranno persone da valorizzare per la meritocrazia e l’impegno che mettono in campo andranno valorizzate».