Una rete “internazionale” di best practice che migliora complessivamente la capacità di risposta dei servizi sanitari coinvolti attraverso la telemedicina.
Ieri al Responsible Research Hospital di Campobasso il primo seminario di approfondimento sul progetto Phase, finanziato nell’ambito dell’iniziativa di cooperazione Interreg (Italia, Albania e Montenegro). Il secondo convegno è in programma oggi dalle 9 al Parco tecnologico di Pozzilli.
«Sono stati testati dei “pilota” sul paziente acuto. Stiamo parlando di una rete dell’infarto, delle cure integrate, delle malattie neurodegenerative e poi del paziente cronico con la cronicità cardiovascolare. Tre differenti servizi – ha spiegato Angela Abrescia di Naps Lab che coordina il progetto – e tre diversi operatori economici che in qualche modo possono intervenire per migliorare anche la vita e la condizione dei pazienti e di tutti gli operatori che vivono intorno a questi pazienti».
Quali i benefici? «La potenza del progetto Phase e della telemedicina sta nel fatto che si tratta di servizi che vanno anche sul territorio. Il paziente, non soltanto quando è nella struttura, ma anche a casa propria potrebbe beneficiare di un supporto a distanza, un teleconsulto dal medico molisano o di una second opinion. In questo caso è stata creata una rete internazionale, quindi non soltanto un medico pugliese ma anche albanese o montenegrino potrebbero costruire una rete di supporto».
Al Responsibile, i vertici della Regione (per Palazzo Vitale sono intervenuti il governatore Francesco Roberti e l’assessore allo Sviluppo Andrea Di Lucente) e della sanità molisana. «La telemedicina – ha detto il direttore dell’Asrem Giovanni Di Santo – è un progetto importantissimo per il Molise, per la sua orografia, uno strumento essenziale per dare garanzie nelle cure». Ha poi proposto un esempio concreto: un diabetico che ha necessità di una valutazione su una variazione terapeutica ha la possibilità di effettuare un monitoraggio attraverso dei sensori, o ancora è possibile una elettrocardiografia. «Un diabetista, o un cardiologo, segue, valuta e verifica se è necessario modificare la terapia».
Tre i progetti pilota previsti, dunque. Nel dettaglio: Infarct Network, una rete territoriale di nodi strutturali e ambulanze attrezzate finalizzata ad un pronto e adeguato presidio clinico e intervento nelle prime fasi dell’infarto; piattaforma digitale per la gestione di pazienti affetti da patologie neurodegenerative; monitoraggio a distanza dei pazienti cronici tramite dispositivi elettromedicali impiantati.