Non solo carenza di medici e di personale in genere. La vulnerabilità dell’Azienda sanitaria molisana si manifesta in tutta la sua drammaticità anche con appena cinque centimetri di neve, a Campobasso, nel capoluogo di regione abituato a bufere, tempeste e temperature simil siberiane.
Se il fatto non fosse vero e assolutamente serio, ci sarebbe da ridere fragorosamente.
È bastata una spolverata autunnale per mandare il Cardarelli in tilt. Subito il dito puntato contro Palazzo San Giorgio, l’amministrazione grillina e la municipalizzata (Sea) che ha tra i compiti quello di pulire le strade quando nevica. Quello che la Sea ha fatto. Ma la competenza del Comune si ferma alle vie di accesso. Parcheggi e pertinenze dell’ospedale sono di competenza dell’Asrem.
A disagi avvenuti, decine le telefonate intercorse tra dirigenti, funzionari, politici di “riferimento”. Perché – almeno così sembra di capire – in contrada Tappino, nel 2023, la direzione sanitaria aveva probabilmente dimenticato di dare uno sguardo al bollettino meteo e di conseguenza allertare la ditta (chissà pure se esiste una ditta o qualche manutentore interno preposto) che avrebbe poi dovuto tenere liberi i parcheggi riservati a dipendenti e utenti.
Chiaro che è accaduto il caos.
Ma vi è di più. Perché è successo che un’ambulanza partita dal Veneziale di Isernia e diretta al Cardarelli di Campobasso, giunta a qualche centinaio di metri dal nosocomio di destinazione, si è arresa alla forza della neve. Immediatamente si è messa in moto la macchina dei soccorsi – sembra uno scherzo – in favore dei soccorritori.
In realtà non era in corso una bufera, né la strada era impraticabile. L’ambulanza partita dal Veneziale di proprietà dell’Asrem – e non di una delle associazioni che operano per il 118 – era sprovvista – sabato 25 novembre – di pneumatici invernali, né era equipaggiata di catene da neve.
La centrale operativa del servizio di emergenza ha fatto partire un’ambulanza dal Cardarelli che ha raggiunto quella bloccata da pochi centimetri di coltre bianca, gli operatori hanno trasbordato il paziente da un mezzo all’altro – al centro della strada, mentre nevicava e la temperatura era più bassa dello zero –, per poi far rientro in ospedale.
Di fronte a fatti di tale inaudita gravità diventa perfino complicato provare a comprendere.
Sembra evidente – ma questo lo è da anni – che la direzione sanitaria del Cardarelli di Campobasso faccia acqua da tutte le parti. Gli uffici sono spesso pressoché vuoti e/o occupati da personale che pare non abbia nemmeno titolo a svolgere le funzioni di assistenza e coordinamento (anche il commissario Bonamico qualche settimana fa ha trovato, con sommo stupore, le stanze deserte). Girovagano nei corridoi del secondo piano del nosocomio funzionari e dirigenti che, sfruttando posizioni di rendita acquisite nel tempo grazie a meccanismi perversi che farebbero impallidire anche i più spregiudicati alligatori della prima repubblica, hanno ottenuto la proroga per continuare a fare il bello e il cattivo tempo anche dopo il pensionamento. Infermieri addetti agli uffici, che si fregiano di titoli accademici, impegnati(e) per lo più a sfoggiare abbigliamento e acconciature chic.
Il pesce marcio inizia a puzzare dalla testa: se è vero che la nuova direzione strategica Asrem ha intenzione di rimettere in sesto il sistema, non può che partire dai vertici degli ospedali. Ogni decisione che non sia in rottura con il passato è un inequivocabile segnale che induce a pensare che in realtà nulla cambierà, nemmeno questa volta.
Quanto invece accaduto al mezzo di soccorso partito da Isernia è al limite della responsabilità penale: si può mandare in giro un’ambulanza con paziente a bordo non dotata degli pneumatici invernali mentre nevica? Chi ha autorizzato il mezzo a circolare in quelle condizioni? Il personale sanitario al seguito sapeva il rischio che stava correndo durante il trasferimento?
Di Santo, Carabellese e Matarante sanno che l’Azienda dispone di un parco mezzi non in sicurezza?
I cittadini molisani oltre a chiedere al Padreterno di far in modo che l’infarto avvenga quando le emodinamiche sono attive, devono anche raccomandarsi l’anima in caso di malore durante i lunghi e freddi mesi invernali?
Siamo oltre i disservizi e la scadente qualità delle prestazioni offerte: la manifesta incapacità ha lascato spazio alla follia.
Il limite della pazienza degli utenti molisani è oltrepassato da un pezzo: l’apparente tranquillità non è altro che la rassegnazione ad un sistema che chi si è ostinato a restare nella terra che lo ha visto nascere e crescere accetta per sfinimento, per consunzione.
Il presidente Roberti bene farebbe a portare le chiavi della Regione a Roma e dichiarare il fallimento. O, al contrario, oggi stesso renda partecipi i molisani delle decisioni assunte in merito: altri cinque anni di indifferenza e sofferenza non sono tollerabili.
ppm