Il futuro dell’autonomia del Molise si gioca sulla sanità. Una partita da vincere nell’arco di pochi anni e con l’aiuto del governo e delle altre regioni.
Il Molise è come l’Ucraina. Se Europa e Usa non avessero fornito mezzi, armi e fondi, l’esercito di Zelensky si sarebbe arreso nel giro di qualche giorno alla potenza di fuoco di Putin.
Senza contromisure, l’ospedale che l’Abruzzo intende realizzare sul confine segnerà la fine della sanità molisana.
Venerdì è stato firmato in Municipio a Vasto l’accordo di programma per la costruzione della nuova struttura sanitaria. Hanno sottoscritto il documento il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, il direttore generale della Asl, Thomas Schael, e il sindaco di Vasto, Francesco Menna.
«Posso dire che questo di Vasto è uno dei progetti più importanti realizzati nella mia carriera politica e amministrativa – il commento Marsilio a margine della cerimonia –. Realizzare un nuovo ospedale è già una cosa notevole, in Abruzzo ne facciamo ben tre. Vasto è il secondo dopo che ad Avezzano è stata firmata la cessione dei terreni e il progetto sta andando in gara d’appalto. Presto concluderemo l’iter anche per Lanciano».
Tre ospedali, di cui due in particolare, quelli di Vasto e Lanciano, che possono sottrarre ulteriore utenza al Molise.
Marsilio non è ovviamente il mago Silvan, ovvero, non ha fatto nulla di trascendentale se non avere la fortuna di guidare una Regione che ha nelle mani il governo della sanità, contrariamente al Molise, dove da circa 15 anni la gestione del settore è sotto il diretto controllo di Roma.
Le regole del commissariamento non consentono investimenti importanti se prima non si abbatte il debito. Nei lunghi anni in cui i contribuenti molisani hanno visto il progressivo innalzamento della pressione fiscale e il depauperamento continuo e costante di servizi e strutture, le regioni confinanti hanno sì ridimensionato, ma senza rinunciare alla riorganizzazione del settore, all’implementazione delle prestazioni, al rafforzamento degli organici.
Qui il lunghissimo blocco del turnover ha invece determinato la carenza endemica di personale di cui soffre ormai strutturalmente l’intera rete ospedaliera. Molti medici, vedendo ridotte ai minimi termini (talvolta anche oltre il minimo) le equipe, hanno preferito trasferirsi altrove. Trovare personale diventa sempre più difficile, la conferma arriva dai concorsi sistematicamente snobbati.
È innegabile che la nuova governance Asrem stia cercando, pur tra mille difficoltà, di restituire un minimo di dignità sia agli operatori sanitari, talvolta davvero impossibiliti a lavorare in condizioni non critiche, sia agli utenti. Ma potrebbe non bastare.
Serve l’impegno forte della politica. Un impegno che deve per forza di cose vedere in prima linea lo Stato e le altre Regioni, soprattutto quelle confinanti. Servono risorse adeguate a cui va affiancata una strategia territoriale da sottoscrivere con i governi locali di Puglia, Abruzzo e Campania. Altrimenti la battaglia è persa per manifesta inferiorità: gli “avversari” conquisterebbero la vittoria senza combattere.
Affinché l’ospedale di Vasto diventi un punto di forza per il Molise, è necessario che lo stesso non entri in concorrenza con quello di Termoli. Se le due strutture si completano, il vantaggio potrebbe essere reciproco. Vale per l’ospedale di Castel di Sangro e per quello di Agnone. È chiaro che se l’Abruzzo investe e diventa sempre più attrattivo e competitivo, il Molise deve essere in grado di rispondere potenziando il Caracciolo e il San Timoteo, invogliando chi abita sul confine ad usufruire dei servizi erogati.
Non tantissimo, ma un po’ di tempo c’è. Il nuovo ospedale di Vasto, per quanto in fase avanzata, è ancora sulla carta. L’accelerata di questi giorni è dovuta anche alla campagna elettorale che vede impegnato in prima persona il governatore uscente, ricandidato dal centrodestra.
Il governo romano “amico” – va detto – ha dato una mano al Molise nella sistemazione dei debiti ereditati dalle gestioni precedenti, concedendo contributi importanti.
Per la sanità serve un extra per chiudere i conti con il passato e un impegno maggiore, sempre in termini di risorse finanziarie, per la gestione corrente e futura. Al di là dei numerosi fattori che possono essere ulteriormente corretti, è evidente che se nonostante chiusure e soppressioni il settore è in costante affanno e continua a produrre disavanzo, le risorse annualmente assegnate non sono sufficienti.
Se manca personale – e manca – vuol dire che rispetto alle previsioni riferite all’effettivo fabbisogno, la spesa è necessariamente più bassa. Quindi, sul capitolo personale dovrebbero avanzare fondi notevoli. Risparmio altrettanto notevole deriva dalle chiusure di Venafro e Larino, dal ridimensionamento di Isernia, Termoli e Agnone. Dalle soppressione di reparti e servizi, dai numerosi accorpamenti. A ciò, è chiaro, corrisponde la spesa necessariamente sostenuta per pagare le prestazioni che i molisani sono costretti a chiedere agli ospedali di altre regioni.
Un circolo vizioso – è scontato – che può produrre solo macerie.
Il presidente Roberti, la giunta e l’intero Consiglio regionale hanno il dovere di chiedere al governo più attenzione per il Molise. Il punto di non ritorno è molto vicino e il rischio che il sistema collassi è concreto.
La direzione strategica dell’Azienda sanitaria va adeguatamente supportata onde evitare che i tre manager Di Santo, Carabellese e Matarante tornino al loro sicuramente più comodo lavoro, che hanno temporaneamente lasciato per dare una mano al Molise. Vanno sostenuti nelle scelte, anche se impopolari e poco “politiche”, e vanno sostenuti con un intervento finanziario importante.
Nei capitoli del bilancio della Regione le risorse sono a malapena sufficienti per la gestione ordinaria e non di tutti i settori. L’unica via percorribile è attingere altrove i fondi.
Non è che il bilancio dello Stato se la passi meglio, ma per alleviare le sofferenze del Molise servono somme tutto sommato insignificanti. Per ottenerle Palazzo Vitale deve dimostrare serietà, affidabilità e coerenza. Nulla da eccepire in tal senso, ma la sabbia nell’ampolla in alto della clessidra sta per terminare.
Ora è il tempo di agire.
ppm