Ridurre al minimo la mobilità passiva “evitabile”, i viaggi della speranza che sono tali solo perché in Molise non è ancora possibile usufruire delle stesse prestazioni in tempi ragionevoli. Questo l’obiettivo degli accordi di confine che si sta cercando di costruire, sotto l’egida dei ministeri della Salute e dell’Economia, con le Regioni vicine. Principalmente quindi Campania, Abruzzo e Lazio.
I primi passi sono stati mossi nell’incontro che si è svolto giovedì al dicastero guidato da Schillaci. Al tavolo, il direttore generale della Programmazione Cicchetti, i rappresentanti del Mef, dell’Agenas, dell’Aifa, di Campania, Abruzzo e Lazio. Per il Molise hanno partecipato al vertice il commissario Marco Bonamico, il sub commissario Ulisse Di Giacomo e la direttrice generale della Salute Lolita Gallo.
La situazione del Molise è stata analizzata a fondo perché peculiare, spiega il sub Di Giacomo a margine. Fondamentalmente il servizio sanitario regionale è “primo in tutto”: nel risultato di mobilità attiva (ascrivibile quasi interamente ai due grandi erogatori privati convenzionati Responsible Research Hospital e Neuromed, con una prevalenza per l’attrattività dell’Irccs di Pozzilli) e in quello di mobilità passiva, prodotta essenzialmente dagli ospedali pubblici.
Altro dettaglio pure analizzato a Roma: si viene in Molise per prestazioni di alta complessità, neurochirurgiche e cardiochirurgiche, mentre ci si rivolge alle strutture extraregionali per l’ortopedia, la chirurgia generale, l’ostestricia (dal basso Molise si va a partorire a Vasto). Vuol dire, precisa Di Giacomo, che il problema della sanità pubblica molisana è che manca il personale per poter garantire interventi ortopedici e chirurgici.
Regolamentare la mobilità di confine è un obiettivo che da tempo i Ministeri si pongono, ma non è facile convincere le Regioni (soprattutto quelle del Nord dove i pazienti in fuga dal Sud vanno a curarsi). Per la sanità del Molise, però, sarebbe anche un’ulteriore azione per uscire dal commissariamento. Il versante su cui si sta lavorando è quello della riduzione della mobilità per le prestazioni di bassa complessità che vale 70 milioni all’anno (da pagare) per il bilancio della sanità regionale. Riuscire ad abbassare questa cifra a 50 sarebbe una leva già significativa per i numeri finanziari del Molise. Mentre le cure di alta complessità non sarebbero comunque comprimibili: se un campano non riesce a trovarne di analoghe “in casa” continuerà a venire a Pozzilli o a Campobasso.
Ciascuna Regione che ha partecipato al tavolo di giovedì, riferisce ancora Di Giacomo, porterà una proposta. Dunque la struttura commissariale e la dg Salute lavoreranno nelle prossime settimane per metterla a punto nei dettagli.
r.i.