Il 28 marzo scorso, in una nota inviata alla struttura commissariale della sanità, l’Asrem ha comunicato che in servizio al 118 ci sono 41 medici rispetto ai 96 previsti dalla dotazione organica. Dal 24 aprile saranno 40. È stata pubblicata qualche giorno fa, infatti, la determina con cui si prende atto delle dimissioni di una dottoressa di stanza a Campobasso. L’azienda di via Petrella può contare, quindi, su meno della metà dei professionisti che servirebbero per coprire i turni di tutte le 16 postazioni dislocate sul territorio. Per questo il numero delle sedi attive in assetto “India”, con la presenza cioè dell’autista, del soccorritore e dell’infermiere, aumenta. È toccato ad Agnone, qualche settimana fa. Potrebbe toccare a Venafro a partire da maggio. Dai vertici dell’Asrem filtra la volontà di arrivare, in un mese, a una riorganizzazione complessiva che non generi una guerra fra poveri – fine delle polemiche in alto Molise e inizio delle ostilità nel Venafrano – ma anche la volontà di non prendere impegni che non potranno essere mantenuti.
Il dg Giovanni Di Santo, insieme al direttore sanitario Bruno Carabellese e alla direttrice amministrativa Grazia Matarante, sta lavorando su più fronti. Innanzitutto si punta a rendere più attrattivo per il medici il servizio nel 118. Attualmente, i camici bianchi formati per l’emergenza sono convenzionati con l’azienda sanitaria, non sono dipendenti. Inquadramento e turni – sempre più massacranti a causa della carenza – non invogliano a intraprendere quella carriera o a restare, quindi in molti appena trovano un’occasione di lavoro più agevole (per esempio la titolarità di un posto di assistenza primaria) lasciano. Di Santo, medico manager a cui il governatore Roberti ha affidato l’Asrem, ha evidenziato più volte e su più tavoli la necessità di trasformare il rapporto da convenzionamento ad assunzione diretta. Iniziativa confermata nella nota con cui il 27 marzo scorso i vertici aziendali hanno reso nota la demedicalizzazione di Agnone. «Al fine di ovviare alle gravi criticità di carenza di medici – spiegava in quella occasione la direttrice amministrativa Matarante – l’Asrem si sta attivando per esperire procedure selettive straordinarie per la trasformazione del rapporto di lavoro dell’attuale personale da convenzionato a dipendente, con la finalità di rendere maggiormente appetibile una attività, quella della emergenza-urgenza, che per sua natura è usurante e risulta essere sempre meno attrattiva per i giovani professionisti. Si sta, inoltre, provvedendo all’acquisizione di ulteriori quattro auto mediche che serviranno nella fase di rimodulazione dell’assetto organizzativo del servizio del 118».
Questo secondo intervento (l’acquisto di più auto che consentono al medico di spostarsi sul territorio e raggiungere le richieste di soccorso più gravi) costituisce già un’anticipazione della riorganizzazione più complessiva che i vertici della sanità stanno studiando in modo, ha dichiarato ieri a Primo Piano Di Santo, da «mettere in campo un meccanismo di condivisione che garantisca l’assistenza su tutto il territorio».
Nel frattempo, senza nuovi medici, le postazioni sono quasi tutte a rischio demedicalizzazione. La scelta ricaduta in prima battuta su Agnone (anche per la contemporanea presenza in città del reparto di emergenza dell’ospedale e della guardia medica) si è scontrata con la “rivolta” politica e istituzionale – dal sindaco Saia al capogruppo 5s Greco sono andati in pressing per ottenere il ripristino dello status quo – ma anche con la posizione dei medici che in varie modalità sono impiegati al Pronto soccorso del Caracciolo: hanno dato la disponibilità a garantire i turni a patto che il trasferimento dei codici rossi sia comunque a carico del 118 e che la demedicalizzazione della postazione duri non oltre il mese di aprile. Per questo motivo da qualche giorno circolano rumors sulla staffetta con Venafro (“contro” cui gioca la vicinanza con Isernia), che dal 1 maggio sarebbe in assetto “India”, pare solo per la notte. Naturalmente anche nel Venafrano sono già partite richieste di spiegazioni e annunci di barricate.
Fino alla riorganizzazione del servizio, che potrebbe vedere sedi medicalizzate baricentriche per determinati bacini di utenza – quindi secondo criteri diversi da quelli attuali –, l’Asrem sarà costretta a mettere una toppa dietro l’altra. A meno che non si colga in tempi congrui l’obiettivo di trasformare il rapporto degli specialisti da convenzione ad assunzione e si riesca a rinfoltire significativamente l’organico.

ritai

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