Lo prevede il nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa: in caso di tempi troppo lunghi e troppo distanti da quelli fissati dalla legge per una visita o un esame diagnostico, la Asl può bloccare le attività libero professionali degli specialisti. Vale a dire, le prestazioni che i medici eseguono fuori dall’orario di servizio nell’ospedale in cui lavorano. La ratio è che la libera professione “intramuraria”, per la quale il professionista percepisce un compenso dal paziente (deve versarne una parte al Servizio sanitario nazionale perché usufruisce di ambulatori e personale), non debba pregiudicare quella “istituzionale”. E che gli operatori sanitari debbano essere utilizzati prevalentemente per smaltire gli appuntamenti presenti da troppo tempo nelle agende delle strutture pubbliche.
Eppure ci si reca al Cup per prenotare una visita cardiologica o un elettrocardiogramma (a mero titolo di esempio) e ci si sente proporre date da qui a un anno o più (oppure nessuna data perché l’agenda del 2024 è piena e bisognerà tornare più in là, quando verrà aperta quella del 2025). «Ma… in intramoenia, signora mia… se vuole, fra una settimana è possibile». A chi non è accaduto?
Il Piano nazionale delle liste d’attesa è “nuovo” ma qualche annetto sulle spalle già ce l’ha. Il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni risale infatti al 21 febbraio 2019. Questa è una delle disposizioni finora in gran parte inattuata in Molise e non solo. Anche perché “comprensibilmente” osteggiata dai sindacati dei medici.
Venerdì sera in Consiglio regionale è stato approvato un emendamento degli eletti 5 stelle che introduce in Molise norme attuative di dettaglio che forniscono all’Asrem un assist importante. L’articolo 10 della legge di Stabilità prevede, infatti, che nel caso in cui non saranno rispettati i tempi per le prestazioni, incluse le visite specialistiche, l’azienda sanitaria dovrà procedere al blocco dell’attività libero professionale intramuraria fino allo smaltimento delle liste d’attesa e al ripristino della corretta gestione.
«Nel buio di in un esercizio senz’anima e visione – hanno commentato a margine dell’approvazione della manovra Andrea Greco, Angelo Primiani e Roberto Gravina – possiamo essere fieri di aver acceso due luci: la prima, che mira a rendere più trasparente ed efficiente la gestione dei bandi per l’assegnazione degli alloggi popolari, così da consentire a chi ha bisogno di una casa di ottenere risposte in tempi certi, senza che nessuno lo scavalchi. La seconda, sulla necessità di abbattere le liste d’attesa nella nostra sanità pubblica. Con un altro emendamento approvato all’unanimità abbiamo espresso un concetto semplice. Se le liste di attesa nel pubblico sono troppo lunghe, non deve essere possibile fare attività a pagamento in ospedale. Una norma che tra l’altro recepisce quanto già stabilito a livello nazionale».
Per il resto, gli esponenti pentastellati bocciano Defr, bilancio e legge di Stabilità: documenti ingessati dall’enorme disavanzo, dicono, e senza soluzioni. Ma in sanità, rivendicano, i molisani potranno avere adesso risposte importanti.
Modificato dal punto di vista della forma e dell’utilizzo di termini tecnici, l’emendamento 5s è passato con il consenso di tutti. D’accordo, dunque, anche il centrodestra su una misura che prescrive pure una manutenzione evolutiva del Centro unico di prenotazioni. Un sistema più performante che aiuti l’Asrem ad allinearsi ai tempi di legge e garantire le prestazioni urgenti entro 72 ore, quelle brevi entro dieci giorni, quelle differibili entro 30 giorni (visite) o 60 (esami) e quelle programmabili entro 120 giorni.
D’altro canto è stata proprio la giunta Roberti “a prendere di petto” l’emergenza liste d’attesa pochi mesi dopo l’insediamento in via Genova. D’intesa con i commissari della sanità Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo e con la dg Salute Lolita Gallo, l’esecutivo ha dato mandato all’Asrem di ricostruire l’arretrato causato dalla pandemia ma anche da una gestione fino ad allora inefficace del sistema di prenotazioni. La direzione strategica di via Petrella guidata da Giovanni Di Santo, oltre a delineare la situazione esatta ha istituito una task force con dirigenti sanitari e informatici dell’azienda che si occupa del Cup e, anche con l’aiuto dei privati convenzionati e dell’Unimol, sta smaltendo le prestazioni inevase (di cui gli utenti hanno ancora bisogno perché non le hanno già effettuate altrove) e nel contempo sta lavorando per rispettare i codici di priorità inseriti sulle impegnative.
Come nel resto d’Italia, però, quello delle liste d’attesa è un problema molto complesso, legato anche alla carenza di personale oltre che all’organizzazione interna di ospedali e ambulatori. Con il blocco dell’intramoenia, previsto dal Piano nazionale anche quando si supera il rapporto fra attività libero professionale e attività istituzionale (non deve superare il 100%, per ogni visita in intramoenia il medico ne deve erogare una nel pubblico), l’Asrem ha un mandato ancora più “pieno” su questo terreno.
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