Nel piano per ridurre le liste di attesa in sanità, approvato dal Consiglio dei ministri, c’è la conferma di disposizioni già vigenti ma finora poco praticate (per esempio l’obbligo, in capo alle Asl, di garantire una visita o un esame col ticket comunque nei tempi anche in intramoenia o ricorrendo al privato). E ci sono novità come l’incremento delle tariffe orarie di chi effettua prestazioni aggiuntive per ridurre le liste e l’aumento del limite per l’acquisto di prestazioni da cliniche e laboratori privati.
I provvedimenti (un decreto e un disegno di legge) per il ministro della Salute Schillaci sono «frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini». Le Regioni, chiamate ad applicare la maggior parte delle misure, hanno contestato però «l’assenza di concertazione». Il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni Donini ha parlato di un decreto «astratto e privo di coperture». A difesa del piano è scesa in campo anche la premier Meloni che in un video sui social ha parlato di «passi in avanti molto significativi», ricordando che tutti saranno chiamati a «maggiori responsabilità» compresi i cittadini. Se non si dovessero presentare alla visita, senza disdire con un preavviso di due giorni, «dovranno comunque pagare il ticket anche se in misura ridotta». Anche questa è una misura già in vigore nel Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, ma azionata poco dalle Asl.
Due i testi nei quali si è sdoppiato l’intervento del governo, dunque. Da una lato il decreto legge, in tutto sette articoli che prevedono una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali, un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato. C’è il divieto di sospendere o chiudere le agende, si attiva un sistema di “recall” che eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi effettuare visite ed esami anche il sabato e la domenica e in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l’attività ordinaria. Sale inoltre la spesa per il personale: pari al 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste.
Tra le misure principali del disegno di legge (15 articoli) ci sono l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a dieci ore settimanali e sono confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo.
Aumentano i limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati, inoltre le Regioni assegnano obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell’attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi, sanzioni e anche la sospensione.

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