Le note dolenti sono sempre le stesse: gli atti di programmazione sanitaria che partono dal Molise verso Roma per la valutazione “stonano” sul rispetto del decreto Balduzzi, che ancora una volta si conferma ostacolo invalicabile. Secondo indiscrezioni fondate, accreditate da fonti qualificate, ci sarebbe proprio il dm 70 (regolamento che fissa i criteri per accreditare reparti servizi negli ospedali pubblici) all’origine della revoca del decreto sulla riorganizzazione della rete ospedaliera.
Approvato il 22 maggio, il provvedimento è stato annullato il 4 luglio dal commissario Marco Bonamico d’intesa con il sub Ulisse Di Giacomo. Nelle premesse, c’è il riferimento al parere giunto dai ministeri dell’Economia e della Salute e, di conseguenza, a modifiche e integrazioni da formalizzare. Nel mirino dei tecnici, per non tirarla per le lunghe, c’è il mantenimento di tutte le emodinamiche (Termoli, Campobasso e Isernia) e di tutti i punti nascita (stessa dislocazione). Per l’ennesima volta, stando a quanto è filtrato, è stato messo nero su bianco il richiamo ai dettami del Balduzzi: per la popolazione molisana (il criterio demografico, collegato a quello più scientifico dei casi trattati, è principio basilare) tre emodinamiche e tre punti nascita (due peraltro sono sotto la soglia dei 500 parti annui richiesti dalla disciplina di settore) sono troppi.
La rete ospedaliera e quella tempo dipendente era stata disegnata da Bonamico e Di Giacomo sulla tutela dello status quo (dopo una prima bozza del nuovo programma operativo che invece accorpava l’emodinamica del Veneziale a quella di Campobasso con conseguente rivolta). Quindi evitando tagli ai laboratori di emodinamica e ai punti nascita. Ma dai Ministeri è arrivato un secco no. Un no che evidentemente i commissari non hanno ritenuto aggirabile, tanto che hanno scelto di revocare il loro provvedimento.
A “Balduzzi invariato”, dunque, il tavolo tecnico avrebbe confermato le richieste più volte avanzate in questi anni. Il tavolo per aggiornare e cambiare il decreto è insediato da qualche mese, ma la modifica più volte auspicata in Molise, una deroga che consenta di conservare reparti e discipline oggi fortemente in bilico, non sembra ancora all’ordine del giorno. Evidente che a sciogliere il nodo debba essere la politica, quindi il governo Meloni (in particolare il ministro Schillaci che ha più volte “aperto” alle richieste dei parlamentari e dei vertici della Regione Molise) e la maggioranza che lo sostiene.
Intanto, la revoca disposta il 4 luglio scorso in Regione ha fatto discutere. Più che altro ha destato clamore e generato interrogativi. Di qualche giorno fa la presa di posizione del capogruppo dei 5 stelle a Palazzo D’Aimmo, Andrea Greco: «Ormai è chiaro: qualcuno vuole che il Molise non esca dal piano di rientro e rimanga commissariato per sempre. Nessuno deve più nascondersi dietro i commissari alla sanità: sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e della rete dell’emergenza chiamerò in causa la politica. Il decreto che tra le varie cose serviva per rivedere la gestione delle patologie tempo dipendenti in regione è stato revocato senza spiegazioni: per questo, depositeremo un accesso agli atti e un’interrogazione in Consiglio regionale».
ppm