In servizio al 118 Molise ci sono meno della metà dei medici che servirebbero per coprire tutti i turni nelle 16 postazioni dislocate sul territorio. È il motivo per cui numerose sedi, quasi il 50% del totale ormai, lavorano in assetto India (o h12 o h24), vale a dire che l’equipaggio dell’ambulanza è composto da autista, soccorritore e infermiere.
Per provare a risollevare le sorti del trasporto d’emergenza i vertici della sanità regionale utilizzano allora la possibilità del decreto legislativo 229 del 1990: i medici che hanno un rapporto in convenzione col 118 da almeno cinque anni possono essere inquadrati nel Ssn. Quindi assunti come dipendenti dell’Asrem.
Con un decreto pubblicato ieri all’albo pretorio il commissario ad acta Marco Bonamico, d’intesa con il sub Ulisse Di Giacomo, ha infatti approvato l’atto d’indirizzo relativo all’indizione di un avviso per la partecipazione al giudizio di idoneità ai fini dell’inquadramento nel ruolo sanitario dei medici del 118.
Verrà formulato a seguito della valutazione dei titoli di carriera, studio, anzianità di servizio e del curriculum formativo e del superamento di un colloquio finalizzato ad accertare la conoscenza dell’organizzazione del Servizio sanitario nazionale (Ssn), nonché la professionalità dei candidati.
Il documento della struttura commissariale individua inoltre l’area dell’emergenza-urgenza «quale attività che, al fine del miglioramento dei servizi, richiede l’instaurarsi di un rapporto di impiego», superando dunque per i medici dell’emergenza sanitaria territoriale lo status professionale «a rapporto convenzionale esclusivo con l’Azienda sanitaria».
L’avviso, che l’Asrem è quindi autorizzata ad approvare avrà come obiettivo quello di attrarre specialisti dell’emergenza anche dalle regioni limitrofe, come ha spesso dichiarato nelle ultime settimane il dg Giovanni Di Santo, e coprire così la grave carenza di organico che ha costretto alla demedicalizzazione- h24 o h12 – di numerose postazioni territoriali (fra cui solo in tempi più recenti Montenero di Bisaccia, Riccia e Venafro).

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