Due giovani genitori devono prenotare una visita dal neuropsichiatra infantile per il proprio bimbo a cui è stato diagnosticato un esito neurologico invalidante. Basterebbe questa frase per dare l’idea del carico emotivo che la mamma e il papà, loro malgrado protagonisti della storia che stiamo per raccontare, si portano addosso.
Una visita per cui il pediatra di base ha indicato l’urgenza sulla ricetta: va effettuata entro 72 ore. Non serve evidentemente solo a un quesito diagnostico. E anche se così fosse se uno specialista ha ritenuto che un neuropsichiatra debba vedere al più presto il bambino la richiesta non è certo campata in aria.
Al centro unico di prenotazioni dell’Asrem in via Petrella la coppia trova un primo e quasi insormontabile ostacolo. L’operatore non riesce a inserire l’urgenza nel sistema.
È possibile che ancora, dopo mesi, l’azienda sanitaria non abbia eliminato questo “bug”? No, ci spiegano quando dalla redazione chiediamo spiegazioni, non è un problema tecnico. Il sistema adesso è in grado di “caricare” correttamente le classi di priorità: urgente, breve, differibile, programmabile. È che le prestazioni di neuropsichiatria infantile in Molise non vengono erogate in regime di urgenza. Non sono fra quelle “tracciate”, monitorate cioè dal Ministero ai fini del controllo sul rispetto dei tempi di attesa. Ma non è questo il motivo per cui non si può pretendere che il proprio figlio venga visitato entro 72 ore (come la legge comunque prevede se sulla ricetta, come in questo caso, c’è scritto). Il problema, consueto e di difficile soluzione, è rappresentato – manco a dirlo – dalla carenza di medici.
Una sorta di realpolitik. Perché consentire di prenotare con urgenza se poi all’ambulatorio di via Garibaldi i due soli medici in servizio non sanno cosa fare prima e quindi non riuscirebbero a seguire l’ordine delle priorità come sistemato dal Cup? La gestione delle agende, emerge dopo un ulteriore approfondimento informale da parte di Primo Piano, è in qualche modo concordata con reparti e ambulatori (che hanno il quadro dei professionisti a disposizione) per quanto riguarda gli spazi da organizzare e gli “slot” di urgenza che si dovrebbero lasciare liberi. E la neuropsichiatria infantile, viene fuori, non è l’unica unità per cui non si può prenotare “entro 72 ore”.
Se l’Asrem non ha medici non li può clonare. Vero. Ma dove sta scritto che una mamma e un papà, già tremendamente angosciati per il futuro del loro piccolo, debbano attraversare l’odissea che è toccata alla coppia che si è rivolta al nostro quotidiano?
Tornando al Cup di via Petrella, esauriti tutti i tentativi di ottenere dal computer (detto in senso figurativo) una data che si avvicini alla necessità di fare presto, i due giovani genitori vengono invitati a recarsi alla Neuropsichiatria infantile. Della serie: provate a vedere se i medici possono fare qualcosa. Va a “provare” la mamma. Viene rimbalzata da una stanza all’altra, non senza evidente fastidio. Lei resiste con calma e dignità. È costretta a sorbirsi pure gli sfoghi dei pochi operatori in servizio. Stanchi, stremati, con le loro ragioni. Ma evidentemente la giovane donna a cui consegnano le proprie lamentele sta peggio.
Alla fine, per il buonsenso e l’abnegazione di qualcuno viene fissata una data del 2024 (e non del 2025). Non entro 72 ore ma entro un paio di settimane abbondanti il bimbo sarà visitato da un neuropsichiatra infantile del centro di Campobasso. Alleluia.
ppm

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