Quasi una “maledizione”. I lavori per la Torre Covid, detto in maniera più precisa per il potenziamento delle terapie intensive e semintensive al Cardarelli di Campobasso, non sono stati ancora cominciati. Non c’è neanche il cantiere.
Un mese fa le assicurazioni di via Petrella, che finalmente ha chiuso tutte le formalità di un intervento finanziato con il decreto 34 del 2000 (e che a distanza di quattro anni ha visto lievitare i costi fino quasi al doppio). L’Asrem era pronta a consegnare i lavori al Consorzio Build (che si è aggiudicato l’opera a valle della procedura di selezione portata a termine a suo tempo dalla struttura commissariale guidata da Arcuri) che però ha prodotto altre osservazioni e contestazioni.
La ditta ne aveva avanzate già qualche anno fa e su sua sollecitazione il progetto è stato modificato (ottenendo così anche il parere positivo dei Vigili del fuoco che inizialmente non c’era). Ora però sembrava davvero la volta buona. Tanto che quando il sottosegretario Gemmato, rispondendo a un’interrogazione sull’utilizzo dei fondi Covid per le terapie intensive, ha messo il Molise nella black list (perché è fermo al palo), l’azienda sanitaria regionale ha fatto sapere: finalmente ci siamo.
E invece non ci siamo ancora. Quindi, alla direzione strategica guidata da Giovanni Di Santo non è rimasto che deliberare l’affidamento di un incarico ad Andrea Abbamonte, “principe” del Foro napoletano, «per la predisposizione di un parere legale scritto volto a verificare la fattibilità giuridica di emendare o meno lo schema di contratto predisposto in fase di gara, e tanto in virtù delle contestazioni/eccezioni sollevate dal Consorzio aggiudicatario con missiva del 26.9.2024, il tutto al fine di tutelare appieno gli interessi aziendali – si legge nel provvedimento – ed evitare future controversie con il Consorzio ovvero di rischiare la perdita dei finanziamenti concessi, di rilevantissimo valore economico».
r.i.

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