La prima figuraccia a maggio scorso. In Molise arriva la troupe inviata da Fuori dal coro per la campagna “Ladri di salute”, filone di inchiesta con cui Mario Giordano si è messo alle calcagna di tutte le Asl d’Italia per capire se e come rispettano i tempi di attesa imposti dalle norme per visite ed esami diagnostici. A Termoli le agende di cardiologia sono chiusi, operatori del Cup che propongono, in alternativa ad appuntamenti nel 2025 o impossibili da fissare, di «pagare», scegliere cioè l’intramoenia ottenendo così la prestazione, guarda un po’, l’indomani o di lì a pochi giorni.
L’Asrem va su tutte le furie, ma con il programma di Italia1 non con i propri dipendenti o con gli addetti al centro prenotazioni. Da via Petrella smentiscono che sia tutto come la giornalista Mediaset ha raccontato e annunciano querele. Il presidente della Regione però “consiglia” un giro di vite ai manager che lui stesso ha scelto. Non gli è piaciuto che agli utenti sia stato negato un appuntamento perché le agende dell’anno sono già chiuse o che sia stato consigliato di “pagare”.
Seconda, reiterata e peggiore, figuraccia a fine ottobre. Giordano non ha mollato la presa sulle Regioni e sul mancato rispetto del piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Stavolta al microfono di Marianna Cané alcuni assistiti Asrem neanche inviperiti, piuttosto rassegnati (che è peggio), raccontano ancora le stesse storie. Dall’ambientazione delle testimonianze la “location” sembra sempre il San Timoteo di Termoli. «Il calendario è chiuso. Il senologo a pagamento, l’ortopedico a pagamento, l’ecografia a pagamento. E ringrazio Dio che ancora uno se lo può permettere perché c’è gente che piange», dice una donna, paziente oncologica. Aggiunge un’altra utente: le ecografie qui o le fai a pagamento o non trovi niente.
Eppure, ragiona la giornalista, i fondi del ministero della Salute messi a disposizione del Molise per il periodo 2022-2023 sono 4,4 milioni di euro. Quelli impiegati, le conferma il commissario della sanità Marco Bonamico, da lei raggiunto per un’intervista a Palazzo Vitale, solo 600mila euro.
Il commissario però non sa che le agende di reparti e ambulatori – non tutte ovviamente ma in questa parte dell’anno è alto il rischio che le strutture off limits siano molto numerose – sono tutte piene. Infatti alla giornalista dice: no, non sono chiuse. Lei insiste, sulla scorta anche di una verifica compiuta al call center. Ha chiesto di prenotare un’ecografia muscolo-tendinea. La risposta? «Non ho nessuna disponibilità su tutto il territorio, nemmeno nel 2025».
«Noi facciamo un monitoraggio settimanale – aggiunge a quel punto Bonamico – e ci dicono che le agende non sono chiuse. Noi però ci limitiamo solo al monitoraggio, la gestione è dell’azienda sanitaria regionale, faremo un ulteriore controllo».
Primo campanello d’allarme, poca o nessuna comunicazione fra i commissari e via Petrella. Almeno questo emerge dall’intervista a Bonamico che già per avere contezza dei fondi spesi per abbattere le liste d’attesa chiede tempo per avere dettagli precisi dall’azienda e poi rientra in stanza affermando desolatamente: «Non riesco a reperire l’Asrem, non ci risponde mai nessuno…». Quindi nessuna spiegazione sul fatto che, nonostante ci siano quasi 4,5 milioni sul tavolo per ridurre i tempi di attesa – per ipotesi comprando prestazioni dai privati o finanziando piani di lavoro straordinario e prestazioni aggiuntive per i propri medici e sanitari come dai piani straordinari più volte annunciati e illustrati nel dettaglio dai vertici aziendali e della sanità – sia stato speso solo il 2% del plafond. E questo secondo alert suona molto più forte perché le ricadute sui cittadini sono micidiali. Fondi nel cassetto e pazienti costretti a ricorrere all’attività libero professionale di medici che le agende pubbliche ce le hanno chiuse o ai centri privati.
La giornalista di Mediaset si reca anche in Asrem direttamente ma con poco successo. Il dg Di Santo è impegnato le viene risposto. Insiste, ma di fatto le viene chiusa una porta in faccia. Contattato da Primo Piano, l’ufficio stampa di via Petrella fa sapere che il direttore terrà una conferenza stampa sul tema la prossima settimana.
Quel che resta, al momento, è l’inesorabile tracciato da Alain, uno degli intervistati da Fuori dal coro: «Qui paghiamo le tasse per la sanità ma poi una sanità vera e propria non ce l’abbiamo se non andiamo pagando. E allora chi ha la possibilità può curarsi, chi non ce l’ha sta nelle mani di Dio».

ppm

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