Adesione all’85%, oltre un milione le prestazioni saltate al netto delle urgenze comunque garantite. Sono i numeri più significativi dello sciopero nazionale di medici e infermieri indetto per la giornata di ieri dai sindacati Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing up contro la legge di Bilancio 2025.
Slogan di rabbia per chiedere al governo «Rispetto e dignità». Poi una minaccia dal palco della manifestazione di Roma da parte dei leader sindacali: «Se lo sciopero non basta, arriveremo a dimissioni di massa». Nella Capitale anche una delegazione dal Molise, dove la carenza di personale è ancora un’emergenza.
«Viviamo in una condizione che definire drammatica è poco: stipendi bassi, strutture fatiscenti, violenza, assenza di medicina sul territorio, e a pagare le conseguenze sono i cittadini. Dopo 15 anni di costanti disinvestimenti nella sanità pubblica – ha detto il segretario Anaao Pierino Di Silverio – si danno ai medici 14 euro in più al mese». E ancora: «Ogni cittadino che si cura nel privato è una sconfitta per lo Stato e per noi medici del Ssn. Chiediamo a questo governo, che non è più o meno responsabile dei governi precedenti, una scelta di coraggio. Per quanto ci riguarda, siamo autonomi da qualsiasi partito e non siamo al libro paga di alcuno». Quattro le richieste: «Riforme, risorse, sicurezza, formazione». Quindi, l’impegno con le altre organizzazioni e i manifestanti: «Arriveremo ad azioni estreme. Se non dovesse bastare lo sciopero, dobbiamo arrivare alle dimissioni di massa. Se la nostra presenza non è apprezzata, faremo sentire pesantemente la nostra assenza».
Riacquistare la «dignità professionale» è la priorità indicata anche da Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed: «Finora la sanità è servita solo a fare affari o per le campagne elettorali. Ora basta». In pantaloni mimetici, anche il presidente degli infermieri del Nursing up Antonio De Palma, al grido di «Vergogna», ha ricordato che agli infermieri è riconosciuto un aumento nel 2025 di 7 euro: «Non accettiamo più di essere considerati dei fantasmi. Il governo stanzi le risorse. Perché anche gli infermieri stranieri che si vogliono far arrivare andranno via dall’Italia a queste condizioni, come già hanno fatto 30mila infermieri italiani andati all’estero».