L’accordo di massima c’è. Al netto di brutte sorprese, quindi, i tempi saranno rapidi. In pochi mesi potrebbero iniziare le operazioni per trasferire il Cardarelli nella nuova ala dell’ex Cattolica, tuttora inutilizzata, e realizzare la Cittadella della salute che integrerà la sanità pubblica e quella privata (Responsible Research Hospital) di riferimento regionale.
Come il classico sasso nello stagno, la notizia pubblicata ieri in esclusiva su queste colonne, ha suscitato dibattito e portato nuovi dettagli.
I dettagli, innanzitutto. Il negoziato che vede protagonista la Regione, in prima persona con il presidente Francesco Roberti, sarebbe ormai alle battute finali. Palazzo Vitale acquisterà l’immobile, che ancora oggi è di proprietà dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e curerà insieme alla struttura commissariale e all’Asrem il trasloco del suo principale ospedale in una sede nuova, performante e sicura. Il prezzo su cui il governatore sta trattando sarebbe «nazional popolare», secondo una fonte accreditata. Nell’edificio c’è spazio a sufficienza per una coabitazione efficiente fra Cardarelli e Responsible (che manterrebbe le stesse condizioni che legano la società del presidente Petracca a Cattolica). Non solo.
Il polo sarà infatti assistenziale ma anche dedicato alla didattica e alla ricerca. Grazie alla presenza di Unimol. Legata alla Regione da un protocollo (attuato dall’Asrem) per la clinicizzazione dei reparti e per il tirocinio degli studenti di Medicina e delle Professioni sanitarie e da un accordo con Responsible, l’Università ha giocato un ruolo da protagonista, insieme al capo di Palazzo Vitale, nella costruzione dell’operazione. Come l’idea di acquisire l’immobile, fortemente perseguita dal presidente Roberti, serve ad abbattere ostacoli e difficoltà anche burocratici per l’integrazione fra le strutture, la partecipazione dell’ateneo garantisce a UniCatt di poter vendere rispettando il vincolo cui all’epoca fu sottoposto lo stanziamento pubblico per costruire l’edificio (la posa della prima pietra il 19 marzo 1995 alla presenza di papa Giovanni Paolo II): nella struttura di largo Gemelli si devono realizzare assistenza sanitaria, didattica e ricerca.
Protagonista anche nella mediazione, Unimol, con il suo “numero uno”. I buoni uffici e la naturale propensione a facilitare le intese del rettore Luca Brunese, per anni capo del dipartimento di Medicina prima di essere eletto al vertice di via de Sanctis, hanno aiutato molto il raggiungimento del primo risultato concreto: una intesa di massima sarebbe stata già formalizzata in una bozza di preliminare fra la Cattolica (la rettrice Elena Beccalli) e la Regione Molise (il governatore Roberti).
In disaccordo sull’acquisto il consigliere regionale di opposizione Massimo Romano, che ieri ha rispolverato per Primo Piano una posizione ribadita anche di recente, durante l’audizione del sub commissario Ulisse Di Giacomo. «La Regione lavora per acquisire un immobile che è già suo – attacca Romano – Piuttosto il vincolo di destinazione ad oggi, dopo l’uscita di scena del Gemelli, non è rispettato. Tanto che la presenza dell’Unimol è ritenuta indispensabile per ricostituirlo rispetto alla didattica e alla ricerca. La Regione dovrebbe agire per la revoca del finanziamento concesso per la costruzione dell’edificio, come fa con i contributi Covid o del Psr non utilizzati in base alla destinazione».
L’edificio, quindi, dovrebbe essere acquisito per compensazione, secondo Romano. «Sono stato costretto – rivela infine – a proporre ricorso per ottenere gli atti relativi al finanziamento a Cattolica. L’ho vinto ma nonostante questo la Regione ancora non me li fornisce. Oltre a non rispondere nel merito alle mie contestazioni». Sarà costretto a un giudizio di ottemperanza.
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