Una nuova unità operativa complessa, ma non solo un nuovo tassello del modello organizzativo dell’azienda sanitaria regionale del Molise.
Confermato al vertice il professore Germano Guerra, direttore del dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi del Molise, il reparto di “Medicina dello sport e della riabilitazione cardiorespiratoria” completa l’integrazione fra azienda pubblica e ateneo nell’offerta di assistenza in un segmento particolare e al tempo stesso nevralgico.
Il lavoro del prof Guerra, ordinario di Anatomia, e della sua équipe nel campo della medicina sportiva viene da lontano. E ha permesso alla sanità pubblica di erogare servizi molto richiesti – si pensi solo alle numerose richieste di certificati per la pratica amatoriale e agonistica – pur con una carenza significativa di personale. Appunto, potendo contare sul supporto dell’Università.
Un’implementazione del Protocollo che lega le due istituzioni (Regione e Unimol), attuato concretamente dall’Asrem, ha consentito di ampliare il ventaglio di prestazioni che il programma assistenziale affidato a Guerra (Medicina dello sport, dell’esercizio fisico e valutazione funzionale dall’età evolutiva alla Senescenza) può erogare ai pazienti, molisani e non (e in non pochi casi si tratta di prestazioni che solo quel reparto eroga nel raggio di molti chilometri). L’attività, infatti, si è estesa alla riabilitazione cardiorespiratoria (dopo il pensionamento del dottore Musto con cui i clinici di Unimol collaboravano già).
La delibera del dg Giovanni Di Santo (firmata anche dai direttori sanitario e amministrativo dell’azienda Bruno Carabellese e Grazia Matarante) formalizza questo passo avanti, trasformando il programma assistenziale in unità operativa complessa del Cardarelli.
La sinergia fra servizio sanitario regionale e Università sta “ingranando la marcia” anche per quanto riguarda la formazione di medici che poi scelgono di restare in Molise (con Guerra lavorano professionisti, molisani e non, che si sono specializzati in Unimol). Dieci le scuole di specializzazione che, col passare degli anni e un inserimento meno eccezionale e più strutturale dei professori universitari al vertice di reparti non certo marginali, stanno dando il risultato di attrarre e convincere giovani talenti a dare il proprio contributo nelle strutture sanitarie pubbliche della XX Regione.

r.i.

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