Il consigliere regionale di Costruire democrazia Massimo Romano vuole sapere chi è il proprietario dell’edificio in cui attualmente ha sede il Responsible Research Hospital. La Cattolica, con cui sta trattando il governatore Francesco Roberti? «Secondo quanto riferito, sembrerebbe che la stessa struttura sia di proprietà della Regione, fermo restando il vincolo di concederla in comodato all’Università Cattolica del Sacro Cuore», ha annotato nelle premesse della sua mozione il leader di Cd. «Io credo che sarebbe il caso di non aprire dibattiti sulla base di chiacchiere che potrebbero essere state ascoltate in un bar..», il primo commento del presidente della giunta.
Nella trattativa ancora in corso e soprattutto nella stesura (futura) dell’atto di acquisto dell’immobile di largo Gemelli a Campobasso «avremo il supporto di un notaio che sarà garante di tutto e verificherà quello che c’è da accertare», ancora il capo dell’esecutivo di via Genova. «Il notaio ha il dovere etico e professionale di attestare le posizioni e i relativi diritti. Come pure, si sa, quando c’è una trattativa da una parte e dall’altra si devono dimostrare interessi e titoli», ha proseguito Roberti. Confermando che l’operazione è under construction e sta andando avanti.
Sarebbe, anzi, ormai alle battute finali.
L’obiettivo della Regione è acquisire al patrimonio, per un prezzo che il governatore assicura sarà «lontano da qualsiasi speculazione, e d’altro canto sarebbe impossibile il contrario», l’immobile che al momento è occupato solo per metà (qualcuno dice anche meno) dal Responsible (che è subentrato a Gemelli Molise). Subito dopo trasferirvi il Cardarelli, ospedale pubblico di riferimento regionale che al momento è ospitato in un edificio vetusto (avvio della progettazione a fine anni ’60 e termine dei lavori nel 1978) e malmesso. La sua ristrutturazione costerebbe un occhio della testa (una stima risalente a dieci anni fa calcolava 70 milioni).
Il polo che nascerà, l’ambita Cittadella della salute, sarà assistenziale ma anche dedicato alla didattica e alla ricerca – condizione che UniCatt deve rispettare per poter legittimamente vendere – grazie alla presenza dell’Unimol. Legata alla Regione da un protocollo (attuato dall’Asrem) per la clinicizzazione dei reparti e per il tirocinio degli studenti di Medicina e delle Professioni sanitarie e da un accordo con Responsible, l’Università ha giocato un ruolo da protagonista, insieme al capo di Palazzo Vitale, nella costruzione dell’operazione. Ed è stata protagonista anche nella mediazione con il suo “numero uno”. I buoni uffici e la naturale propensione a facilitare le intese del rettore Luca Brunese, per anni capo del dipartimento di Medicina prima di essere eletto al vertice di via de Sanctis, hanno aiutato molto il raggiungimento del primo risultato concreto: una intesa di massima sarebbe stata già formalizzata in una bozza di preliminare fra la Cattolica (la rettrice Elena Beccalli) e la Regione Molise.
Il governatore Roberti non ha ufficializzato a Primo Piano che la proprietà dell’ospedale tenuto a battesimo da papa Giovanni Paolo II (presente alla posa della prima pietra il 19 marzo 1995) è della Cattolica. Correttamente, probabilmente, vorrà farlo in Consiglio quando sarà discussa la mozione di Romano. Ma ha confermato che l’iter sta proseguendo (segno che le prime verifiche hanno dato riscontri positivi, concludenti per la trattativa).
Chi conosce la storia della costruzione del Centro della Cattolica ricorda le vicende del primo e del secondo lotto, per quest’ultimo ad esempio la Regione Molise ha investito 10 milioni ex articolo 20 della legge nazionale sull’edilizia sanitaria. Dettagli maggiori si conosceranno nelle prossime settimane. Perché c’è un’altra variabile importante: il tempo. Entro fine anno il presidente di Palazzo Vitale intende “chiudere”. «Certo, senza trascurare alcun adempimento e alcuna verifica. Rientra, per esempio, fra le prerogative commissariali un via libera, un mandato nei miei confronti ad acquistare l’edificio? O invece devo essere autorizzato dal Consiglio? Stiamo studiando in questi giorni gli eventuali atti propedeutici. Ma, ripeto, non si possono aprire dibattiti sul sentito dire. Mio nonno mi diceva che la proprietà era di Tizio o di Caio… Al bar mi hanno riferito che… Non è corretto. E non è il modo migliore – ha concluso Roberti – per presentare un’operazione importante per la sanità e per il Molise».
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