Il rimborso è l’extrema ratio. Se non si riesce a usufruire di una prestazione – visita medica o esame diagnostico che sia – in tempo utile (quello che la legge impone in base ai codici di priorità che i medici indicano sulle ricette) scatta il diritto al ristoro di quanto pagato in un centro privato.
Numerose le opzioni prima di arrivare a questo scenario. Sono elencate e dettagliate nel documento che attua i percorsi di tutela previsti dal Piano di governo delle liste di attesa approvato dalla direzione strategica dell’Asrem a valle di un’interlocuzione proficua con la struttura commissariale dalla quale l’azienda, anche e soprattutto perché la sanità molisana è ancora in piano di rientro, ha avuto precise indicazioni. Un provvedimento successivo e ad hoc, chiarisce la delibera 1696 del 13 dicembre scorso (firmata dal dg Giovanni Di Santo e dai direttori sanitario e amministrativo Bruno Carabellese e Grazia Matarante), stabilirà la somma massima da corrispondere al paziente.
Ai percorsi di tutela accedono i residenti nel Molise e/o gli utenti a carico del Servizio sanitario regionale provvisti di impegnativa “prima visita specialistica” o “prima prestazione diagnostica” per le quali l’azienda sanitaria unica non riesca a garantire il tempo massimo previsto dalla classe di priorità indicata dal medico prescrittore.
Ma partiamo dall’inizio e con un esempio concreto. Tizio ha bisogno di una risonanza magnetica. Sulla ricetta, un codice di priorità rispondente alle sue condizioni di salute e ai criteri dell’appropriatezza prescrittiva. È un bisogno, appunto, e non un “capriccio”. Nelle strutture dell’azienda sanitaria non c’è posto entro quei termini.
L’operatore del Centro prenotazioni, quindi, interroga il sistema in base a questa successione (stabilita nel documento allegato alla delibera del 13 dicembre): consulta le agende istituzionali dei privati accreditati presenti nel Cup, poi le agende di recupero liste di attesa degli specialisti ambulatoriali Asrem. E, ancora, le agende dei privati accreditati dedicate specificamente all’abbattimento delle liste di attesa (per cui ci sono contratti a parte). Se non “trova posto”, può provvedere all’inserimento forzato in un’agenda interna degli specialisti ambulatoriali Asrem. Ancora, può prenotare la risonanza in intramoenia. Infine, se non ci sono altre possibilità, inserire il paziente nella prelista dei pazienti per i quali non è stato possibile rispettare i tempi di priorità indicati nell’impegnativa.
Il rimborso del costo della risonanza che alla fine Tizio avrà dovuto effettuare a pagamento nel centro privato X sarà concesso se i tempi di attesa non sono compatibili con la salute dell’utente (che devedimostrare, attraverso la prescrizione medica, l’urgenza della prestazione e la mancanza di disponibilità in tempi adeguati presso le strutture del Ssn); se la prescrizione è appropriata (deve essere conforme ai criteri di appropriatezza definiti dalla normativa nazionale, quindi un bisogno e non un capriccio); se è stato impossibile accedere al Ssn, il che può essere attestato attraverso il promemoria di prenotazione rilasciato dallo sportello C/up, da cui risulti che la prima disponibilità è fuori dal tempo massimo di garanzia previsto dalla classe di priorità indicata dal medico prescrittore; o il promemoria di prenotazione rilasciato dallo sportello da cui risulti che la prenotazione è stata inserita nella prelista.
«L’utente che non abbia avuto accesso, nei termini massimi di garanzia, ad uno dei percorsi elencati in premessa, già disponibili in automatico all’atto della prenotazione, può chiedere il rimborso dei costi sostenuti entro i massimali, che saranno stabiliti con separato atto, al netto del ticket, se dovuto», precisa il documento Asrem sui percorsi di tutela.
Moduli per la richiesta, documenti da allegare, indirizzo Pec a cui inoltrare l’istanza di rimborso: questi elementi fondamentali della procedura gli utenti del Ssn dovranno trovarli sul sito dell’Asrem.
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