Ha preso servizio il 13 gennaio all’ospedale Cardarelli di Campobasso. Giuseppe Melucci ha scelto il Molise – terra di sua moglie e vicina alla Campania dove invece sono le sue radici – dando quello che i vertici Asrem sperano sia un buon esempio. Un segnale di inversione della tendenza che ha visto più spesso scappare dal Molise i professionisti della sanità o snobbarlo non partecipando ai concorsi.
Dal Maggiore di Bologna a primario dell’ospedale regionale del Molise, dunque. Una scelta convinta confermata dal clima di squadra operosa e affiatata (anche se non ancora numerosa) che ha trovato in contrada Tappino. E dalla fiducia che la direzione strategica Asrem guidata dal dg Giovanni Di Santo, e completata dal direttore sanitario Bruno Carabellese e dalla direttrice amministrativa Grazia Matarante, ripone in lui.
Pochi giorni al vertice, ma Melucci ha già portato l’Ortopedia del Cardarelli alla ribalta nazionale: l’intervento di protesi d’anca su un paziente di 103 anni, perfettamente riuscito e con un decorso senza sbavature, ha ricevuto il plauso pubblico – sul canale potentissimo dei social – dell’epidemiologo Bassetti.
La prima chiacchierata con la stampa locale, in reparto.
«Io sono molto contento – così schietto e determinato Melucci – perché credo ci siano ottime prospettive e possibilità di crescita. Sono arrivato, come tutti sanno, trovando una situazione difficile per via della carenza di personale. C’era soltanto un medico e c’è stata una grandissima collaborazione soprattutto da parte da parte del primario di Isernia (Enzo Bianchi, ndr) che prima che io prendessi servizio ha dato una grande mano, ha dovuto lavorare su due ospedali. Poi c’è stato anche un contributo da parte dell’attuale primario di Termoli (Giuseppe Gagliardi, ndr)».
Il neo primario ha rilevato anche, subito, aspetti e spunti positivi: «Ho notato un grande entusiasmo di alcuni colleghi giovani che hanno deciso di prendere parte al progetto. In questo momento ci sono quattro medici, che stanno collaborando con me, tutti colleghi giovani. Due ancora in specialità, molisani e quindi fortemente motivati, che sono stati assunti con il decreto Calabria. E altri due, sempre giovani, che io già conoscevo, ragazzi in gamba, già specialisti che sono stati reclutati come libero professionisti e stanno dando una grossa mano. C’è poi una collega, che era già presente nell’unità operativa, di grande esperienza, a cui mi affido molto per la gestione del reparto e a volte per la gestione dell’ambulatorio. Il gruppo medico, quindi, rispetto a prima è più folto e siamo già riusciti a fare delle cose a mio avviso interessanti. Inoltre ho trovato una squadra di infermieri, sia di reparto che in sala operatoria, efficientissimi, con una grande voglia di fare. È ovvio che quando c’è un passaggio tra primari si cambiano abitudini ma tutti mi stanno seguendo e dando supporto. La direzione generale, quelle sanitaria e amministrativa, il primario di Anestesia Cuzzone: c’è un gruppo secondo me eccellente e credo che, anche con dei sacrifici si possa fare sicuramente bene e si possa migliorare. Ho grandi aspettative».
Quindi Melucci ha spiegato i motivi che lo hanno portato a scegliere la sanità molisana. «Arrivo da Bologna ma come si sente dal mio accento sono campano. Sono partito 15 anni fa perché all’epoca la situazione per gli ortopedici come per tanti altri specialisti era bloccata al Sud e in Campania. Bologna è una città che ho nel cuore e che mi ha dato tantissimo ma avevo sempre l’idea di ritornare a casa, era un mio desiderio. Poi, il Molise è una regione a cui sono molto legato perché mia moglie è molisana, qui ci sono i miei suoceri e ho tantissimi amici, mi piace tantissimo la gente, il modo di vivere. Per me – ha sottolineato – non è una scelta coraggiosa, è un desiderio che ho sempre avuto e sono riuscito a realizzare. Sono cresciuto in un ospedale fantastico, il Maggiore, con un primario che mi ha dato tantissimo. Penso però che sia giusto ritornare a casa e portare un po’ della propria esperienza alla mia, alla nostra, gente».
Il Molise è anche terra di persone anziane, l’Ortopedia su questo fronte è molto impegnata. Nel capoluogo emiliano, il primario del Cardarelli ha lavorato molto con gli anziani. «È una fascia d’età a cui io tengo tantissimo, la sopravvivenza e la qualità della vita degli anziani per me sono fondamentali. Le intenzioni e le prospettive sono di curarli al meglio. Stiamo anche portando qualcosa di nuovo. La mia idea, e su questo sono supportato in maniera importante dalla direzione, è intanto di cercare di operare tutti i femori nelle prime 48 ore (target che è anche un indicatore Lea, ndr) dalla rottura e poi di poter mantenere il più possibile il trattamento dei traumi in regione. Abbiamo già trattato una frattura di bacino. Ci sono cose che in Molise prima non si eseguivano e che a me piacerebbe poter fare. Questo soprattutto per non costringere persone anziane o traumatizzate a emigrare in altre regioni con tutte le problematiche che questo può comportare. Visto che il Cardarelli è un ospedale che secondo me ha tante specialità – ha un’ottima chirurgia vascolare, urologia, otorino, c’è il chirurgo maxillo facciale – che ci consentono di gestire quasi tutto il mio obiettivo è proprio mantenere i traumi in regione il più possibile, gestirli e abbattere la mobilità passiva sia nella protesica sia nella traumatologia».
ppm