La Corte di Cassazione riapre la partita sull’accertamento delle responsabilità, civile e penale, per la morte di pazienti colpiti dal Covid (in Molise 800). Ne è convinto l’avvocato Vincenzo Iacovino che ha assistito in questi anni il Comitato Verità e Dignità per le vittime Covid.
«La Procura e il Gip di Campobasso hanno ritenuto di archiviare le denunce presentate dal comitato dei familiari delle vittime Covid – ha riassunto ieri Iacovino – perché il reato di pandemia colposa non e’ stato ravvisato, anche di fronte a conclamate e documentate condotte omissive, amministrative e sanitarie. Con ordinanza 42614/2024 la IV Sezione della Corte aveva rimesso il ricorso alle Sezioni unite perché componessero il contrasto che divide la giurisprudenza di legittimità in ordine alla questione “se il delitto di epidemia colposa possa essere integrato anche con una condotta omissiva”. All’esito dell’udienza del 10 aprile, le Sezioni unite, presidente Cassano, relatore Andreazza, su conclusioni difformi del procuratore generale, hanno fornito soluzione “affermativa”».
In attesa di leggere le motivazioni, il legale ha annunciato che il caso sarà riportato all’attenzione della procura di Campobasso. «È arrivato il momento di accertare la verità in merito alle concrete responsabilità civili e penali circa i morti per pandemia in Molise».
La magistratura molisana si è basata, per l’archiviazione, su un verdetto della Cassazione che stabilisce che la diffusione del virus non può che avvenire attraverso una condotta positiva. Di parere opposto i familiari e il loro avvocato. «Noi invece abbiamo detto che anche le condotte omissive che possono comportare la diffusione del virus sono fonte di responsabilità e ne abbiamo enunciato diverse, per esempio l’impianto dell’ossigeno che è stato ritenuto inadeguato mentre c’era tutto il tempo per adeguarlo, ricoveri in un reparto dove erano previsti quattro posti letto che a un certo punto diventano 80 e anche qui non c’è stato un adeguato intervento. Sono tutte condotte omissive. Ancora – ha proseguito Iacovino –, cure inadeguate, protocolli inadeguati, assenza di un centro Covid di cui si discute ancora oggi se si debba realizzare o meno».

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