Naufragato il tentativo di rimettere mano alla riforma sanitaria divenuta legge di Stato con l’approvazione della manovrina del governo Gentiloni – nata per dare seguito alle richieste europee di correzione dei conti pubblici e poi trasformatasi via via in una vera e propria manovra bis – piovono pesanti accuse sul Consiglio regionale. Il sostanziale pareggio registratosi lunedì in aula sulle due mozioni e che impegnavano il governatore-commissario ad impugnare l’articolo 23 bis alla Corte costituzionale, se da un lato ha attestato che in questo scorcio di legislatura Frattura dovrà fare l’equilibrista per mantenere buona una maggioranza che si regge su un solo voto di vantaggio, dall’altro ha rispedito ai mittenti lo sforzo «tardivo» del Consiglio, denuncia il Forum per la difesa della sanità pubblica e di qualità che bolla la seduta monotematica una «manfrina vergognosa». Finisce che ne escono tutti con le ossa rotte. Il Forum non salva alcuno nella sua disamina spietata dei fatti: maggioranza e opposizione hanno, ciascuno per il ruolo che ricoprono, le proprie responsabilità. L’epilogo in via IV Novembre più che scoraggiare, ha ridato vigore all’azione di lotta del Forum che annuncia i prossimi obiettivi: l’impugnazione del 34 bis e l’organizzazione di uno sciopero generale in regione.
«Il Forum del Molise per la difesa della sanità pubblica di qualità – scrive l’organismo presieduto da Italo Testa – sabato aveva chiesto ai consiglieri regionali convocati per lunedì 17 luglio sul tema “Limitazioni dell’autonomia legislativa della Regione Molise in materia di tutela della salute: valutazioni e determinazioni” di assumere formalmente l’impegno a chiedere alla Corte Costituzionale l’annullamento del provvedimento del Parlamento, che ha di fatto reso legge nazionale il Pos del commissario ad acta Frattura, per palese violazione del diritto all’autonomia legislativa del Consiglio regionale del Molise su un tema strettamente inerente il diritto decisionale relativo all’assistenza sanitaria locale.
Il Forum, in assenza di una tale deliberazione, aveva chiesto altresì ai consiglieri che si erano espressi manifestamente contro l’approvazione del 34 bis che si dimettessero dalla funzione di consiglieri stessi per dare un segnale al Parlamento sulla necessità del rispetto delle regole democratiche impedendo di fatto l’esautoramento del Consiglio regionale sul diritto a legiferare su un tema fondamentale come quello sanitario. Tale comunicato stampa conteneva delle richieste utili allo stesso tempo per uscire in qualche modo dal pantano politico in cui l’Assise regionale si era cacciata, ma anche volutamente sarcastiche e provocatorie nei confronti di consiglieri regionali che, come la bella addormentata, pur essendo stati più volte baciati da diversi principi, in quattro anni non si erano mai volutamente svegliati assistendo inerti alla deleteria distruzione dei servizi sanitari pubblici e permettendo così che le oligarchie finanziarie ed un commissario ad acta segnassero in maniera definitiva la strada della loro privatizzazione e creando in tal modo difficoltà immani alla popolazione.
Quello che si è cercato di vendere mediaticamente come un processo d’integrazione si sta sempre più rivelando un’operazione palese di privatizzazione del sistema sanitario che aumenta le precarietà e le disuguaglianze nell’accesso ai sistemi di prevenzione e di cura delle malattie.
Quando è stato convocato il Consiglio regionale per un tentativo di assunzione di responsabilità sull’impugnativa della legge nazionale sul 34 bis, il Forum era perfettamente cosciente che quell’Assise per molti sarebbe stata una finzione o, nella migliore delle ipotesi, uno specchietto per le allodole.
Si sono riprodotte le posizioni già viste sull’Egam e che in prima votazione hanno visto il Consiglio spaccato a metà.
Nella seconda votazione c’è chi non ha voluto rischiare l’imprevisto ed ha deciso di assentarsi per garantire alla maggioranza di continuare a sopravvivere.
Siamo ancora una volta al “gioco delle tre carte”!
Il Forum aveva chiesto almeno ai consiglieri che sembrava potessero uscire dall’ambiguità di dimettersi ove non fossero passate le mozioni tendenti all’annullamento della legge nazionale sul 34 bis.
Nell’Assise di ieri (lunedì, ndr) si è ascoltato qualche raro intervento di buon senso, anche se tardivo, in alcuni casi timido ed equivoco, che sembrava potesse determinare un minimo scatto di orgoglio in chi tuttora in quel consesso continua impropriamente ed inutilmente a definirsi soggetto legato alle idee di sinistra; non abbiamo invece sentito posizioni miranti a rovesciare un tavolo che traballa e che rischia non più di portare il Molise al deserto, ma di spingerlo in un baratro da cui sarà impossibile ritornare alla superficie.
Ci sono stati anche interventi di convenienza che nulla avevano a che fare con un dovere lineare di difendere lealmente i diritti dei cittadini molisani ad avere servizi sanitari pubblici di qualità.
Ha assordato tutti poi il silenzio di sempre di consiglieri regionali che occupano uno scranno che francamente sarebbe meglio che oggi rimanesse vuoto. La sensazione palese è che ancora una volta i giochi di potere siano l’unica finalità che suggerisce le prese di posizione in un Consiglio regionale che dovrebbe essere la massima istituzione locale a garanzia dei diritti dei cittadini e della loro qualità della vita e che è diventato al contrario un organismo vuoto, inutile e perciò stesso vergognoso in tutte le decisioni che ha preso per facilitare il percorso del commissario ad acta Frattura nella realizzazione di quel Pos che sta mettendo in crisi la sanità nel Molise.
Il Forum vuole ricordare in proposito come quest’Assise regionale, nell’incertezza fumosa del Piano sanitario che si andava prospettando, di fatto gli ha spianato la strada con la cancellazione della legge sanitaria regionale esistente, accettando che figure di riferimento verticistico come quelle di un commissario ad acta si sostituissero ad organismi decisionali eletti almeno in parte democraticamente.
Nulla successivamente è stato fatto per impedire che il processo di privatizzazione dei servizi sanitari continuasse il suo percorso. Ieri si è avuto l’epilogo.
Il Consiglio regionale del Molise non è stato capace e non ha voluto riappropriarsi del diritto a legiferare su uno dei temi più importanti che riguarda la garanzia dei Lea ai cittadini.
Sono ragioni elementari e sufficienti da parte del Forum per non riconoscere a tale organo istituzionale il diritto a continuare a rappresentare gli interessi legittimi di una popolazione che non può più dare credito a tali rappresentanti. Il Forum, pur non ignorando le difficoltà di azione determinate dal blitz parlamentare del governo Gentiloni, continuerà a lavorare sul piano giuridico e ad alzare il tono dell’azione politica sul territorio rivendicando per i cittadini molisani il diritto pieno alla salute. L’impugnazione del 34 bis e l’organizzazione di uno sciopero generale in regione saranno i prossimi obiettivi immediati insieme allo studio della ricerca di sinergie per ricostruire nella regione Molise ed in generale nell’intero Paese una democrazia avvilita e distrutta».