Passano gli anni ma la situazione non cambia. Nella percezione dei 100 stakeholder selezionati dal consorzio di ricerca sulla sanità Crea dell’Università di Tor Vergata, le Regioni ‘migliori’ restano tali e pure quelle da bocciare sono sempre le stesse.
Due studi, delle Fondazioni Crea e Gimbe, fanno il punto sull’andamento dei servizi sanitari in Italia. Ed entrambi evidenziano le differenze tra Nord e Sud.
Nel rapporto ‘Una misura di performance dei servizi sanitari regionali’ del Centro Studi Crea Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata, si rileva che le Province autonome di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto hanno un servizio sanitario regionale che funziona di più rispetto alle prestazioni di Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sardegna. Promosse le prime, bocciate le seconde.
Nel rapporto hanno una posizione intermedia Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio e Abruzzo.
Crea in pratica testa il livello di soddisfazione: di rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni degli utenti, delle professioni sanitarie, delle società scientifiche e dell’industria medicale, di componenti del management sanitario. Rispetto all’indice generale, per gli utenti la Lombardia recupera due posizioni diventando seconda, la Toscana rimane al terzo posto e il Lazio migliora di ben sette posizioni, passando dal 13° posto al quarto; all’estremo opposto, il Molise che perde tre posizioni occupando il terz’ultimo posto e la Puglia che diventa sest’ultima recuperandone una, ma restando comunque nell’area “critica”. I professionisti sanitari sembrano essere invece complessivamente più soddisfatti della performance complessiva: il punteggio varia fra il 65% della Provincia autonoma di Trento e il 16% della Campania. Il Molise, in questo caso, recupera in maniera significativa rispetto all’indice generale ed è al 9° posto.
Un monitoraggio sulle liste di attesa è stato fornito, inoltre, dalla Fondazione Gimbe.
Sono cinque le amministrazioni regionali che rendono pubblici i loro dati: Basilicata, Emilia Romagna e Lazio seguite da Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano.
Maglia nera, in questo caso, per Campania, Molise e Toscana che, afferma lo studio, non rendono disponibile alcun report.