Se da un lato provvedimenti importanti ricevono l’ok dei tecnici della Capitale ma devono essere ratificati dal commissario che ancora non c’è, dall’altro la sanità molisana viene promossa sui livelli essenziali di assistenza: il punteggio di 167 pone la Regione pienamente sopra la soglia minima.
È uno dei dati emersi al tavolo tecnico di ieri pomeriggio a Roma. Come alla seduta di luglio, all’incontro con i dirigenti dei ministeri dell’Economia e della Salute c’erano i vertici amministrativi della sanità, della direzione Salute della Regione e dell’Asrem: il presidente Toma non viene invitato perché pur avendo mantenuto la delega nelle sue mani, non è commissario.
Il tavolo, la sintesi del governatore in serata, «non è andato male. Figuratevi come sarebbe andato se avessimo il commissario. Questo ritardo lo paghiamo anche perché potrebbe vanificare gli sforzi che siamo compiendo in questi mesi». Bene i Lea, la struttura regionale insieme a quella dell’azienda sanitaria ha lavorato in questi mesi anche sui dati economici e finanziari per quanto possibile. Le previsioni di chiusura non sarebbero molto negative. Se l’anno scorso il deficit è stato di 35 milioni, ora il Molise potrebbe stare sotto questa cifra.
Il problema è che mancando chi firma gli atti nemmeno le azioni correttive, commenta Toma, si possono mettere in atto. Restano così ferme le stabilizzazioni del personale (i contratti precari scadono il 31 dicembre), l’accreditamento di nuove strutture o reparti, la firma degli accordi di confine con le altre Regioni per garantire servizi migliori e che peserebbero anche meno sul bilancio. Eppure la prospettiva non è nerissima, a quanto trapela dalla riunione a Roma.
«La prospettiva sapete qual è? Che se nominassero me commissario io saprei cosa fare. Un altro, chiunque altro, avrà prima bisogno di capire e perderemo altro tempo prezioso. Mentre, invece, se andassimo avanti come io penso potremmo uscire in un anno e mezzo dal commissariamento», conclude Toma.
Un sussulto la giornata l’ha riservato: sulla seduta del Consiglio dei ministri che si è svolta ieri sera all’improvviso si sono appuntate le attenzioni di tutti. Il motivo? L’indiscrezione pubblicata dai giornali calabresi lunedì: il neo commissario in Calabria è un generale dei Carabinieri, Saverio Cotticelli. Accanto al suo anche il nome del sub commissario. Quindi è fatta pure in Molise, si è pensato. Perché separare le strade delle due Regioni? In realtà però la Calabria ha già un commissario esterno, mentre in Molise era il presidente (quindi probabilmente per nominarne uno esterno come vogliono i 5 Stelle si aspetterà il varo della norma sull’incompatibilità nel decreto fiscale). E poi in Calabria sono peggiorati gli indicatori del debito e dei Lea.
In realtà, nessuno dei protagonisti aveva il sentore che Palazzo Chigi potesse scegliere ieri sera il successore di Frattura.

 

 

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