Oltre 300 milioni di fondi attinenti alla sanità sono stati ripartiti ieri in Conferenza delle Regioni e nella Stato-Regioni. Al Molise complessivamente arriveranno 1,8 milioni.
Si tratta di riparti diversi che, ha detto il coordinatore dei governatori Stefano Bonaccini, «potrebbero essere accorpati e quindi ripartiti, così come richiesto più volte dalla Conferenza delle Regioni, a quota d’accesso assieme a quella indistinta del Fondo sanitario nazionale rendendo più efficace la loro erogazione». In particolare, per la sanità penitenziaria il Molise riceverà poco più di un milione, per il superamento degli ospedali psichiatrici 287.439 euro, dal fondo per il rapporto del personale dirigente 158.846 euro, da quello per l’assistenza degli stranieri non in regola 73.150. Ancora, per le borse di studio di Medicina (18 aper il triennio) la Regione potrà contare su una somma di 233.360 euro. infine, 10.459 arriveranno per l’aggiornamento delle tariffe assistenza termale.
Ai lavori delle Conferenze, il presidente Donato Toma che ha avuto anche altri incontri informali sulla questione della nomina del commissario: manca da sette mesi e mentre pare si sia registrata un’accelerazione sulla scelta per la Calabria (dove il tecnico Massimo Scura dovrebbe essere sostituito da un generale dei Carabinieri e il Cdm in questo caso sarebbe pronto a procedere), per la successione all’ex presidente Frattura i tempi non sarebbero maturi. Proprio il fatto che fosse il presidente della Regione ad avere l’incarico rende la partita politicamente più complicata: i 5 Stelle vogliono sancire anche con legge l’incompatibilità dei due incarichi, il Mef vorrebbe una norma operativa per portare la nomina al Cdm. Da Roma Toma è tornato con la sensazione che in generale sul Molise si sta ancora ragionando, a prescindere dalla legge. Anche perché le Regioni si sono espresse ad agosto chiedendo di affidare ai presidenti l’incarico di commissario e lo hanno ribadito nel documento sulla legge di Bilancio. Senza contare che sul tavolo di Conte ora c’è la diffida che Toma gli ha inviato qualche giorno fa.
Intanto, rispondendo al quotidiano online abruzzese Zonalocale, ha confermato che senza il commissario gli accordi di confine non possono essere firmati. Il riferimento è al patto definito da D’Alfonso e Frattura sull’emodinamica di Vasto e il Caracciolo di Agnone: i bacini di utenza delle due regioni avrebbero garantito entrambe le strutture. Al di qua del confine non tutti sono d’accordo, insorse per esempio l’ex presidente Iorio perché Vasto avrebbe attratto i pazienti del basso Molise (che però spesso vi gravitano comunque). Ma ci sarebbero vantaggi per Agnone. Ad ogni modo, ha dichiarato Toma, quel patto non era definitivo e si potrebbe trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti ma senza commissario è tutto sospeso.
A Roma ieri i presidenti hanno incontrato anche il ministro dell’Agricoltura e del Turismo Gianmarco Centinaio. «Ho sostenuto – riferisce Toma – che senza infrastrutture che garantiscano una buona mobilità non è possibile sviluppare il turismo ma neanche compiutamente l’agricoltura. E lui si è detto d’accordo».
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