Malumori e dubbi sulle delibere con cui a fine 2018, il 27 dicembre, l’Asrem ha assegnato gli incarichi di direzione sanitaria negli ospedali.
I provvedimenti arrivano a valle della selezione interna indetta ad aprile dall’azienda sanitaria, un avviso per titoli che riguarda una serie di figure apicali – tre direzioni mediche (di Termoli, Isernia e Agnone) e due di dipartimento (Salute mentale e Prevenzione) – ed è rivolto ai dirigenti con esperienza non inferiore a cinque anni e almeno triennale nella funzione per cui si concorre.
Quattro le domande per le direzioni mediche, per due delle tre è risultata vincitrice la stessa candidata. Un curriculum di ferro, viene da pensare. Laureata in Medicina, tuttavia tra gli altri titoli non avrebbe specializzazioni, secondo quanto consultabile sul sito dell’azienda. Mentre fra gli altri concorrenti c’è una sua collega (cui è stata assegnata la terza sede messa a concorso) specializzata in Igiene e medicina preventiva e un altro collega (escluso nella selezione) che può vantare anche un master alla Sda Bocconi per la funzione di general manager in sanità. Come la sub commissaria Ida Grossi.
Le domande e le critiche, che serpeggiano in corsia e riguardano in particolare la direzione medica del Veneziale, riguardano questi aspetti. Anche perché, stabilisce il regolamento di affidamento delle funzioni dirigenziali, l’Asrem assegna gli incarichi «sulla base di una valutazione comparativa delle esperienze di studio e professionali risultanti dal curriculum vitae nonché delle attitudini dei dirigenti stessi».
A proporre ai vertici dell’azienda – che ha poi provveduto con le delibera del direttore generale Sosto di fine dicembre – l’assegnazione delle sedi, il direttore sanitario regionale Filippo Vitale, tra l’altro pochi giorni prima di andare in pensione. E nello stesso giorno, il 21 dicembre, la candidata risultata prima per due sedi ha ricevuto dall’azienda la richiesta di scegliere e ha inviato la sua preferenza. Pratica chiusa prima di Natale e prima dell’arrivo dei neo commissari, fa notare qualcuno. Sulla scrivania di Giustini e Grossi potrebbe arrivare anche questo caso, quanto meno per sapere cosa ne pensano. Un caso che comunque, come altri che in questi anni hanno riguardato la sanità alle prese col riordino, dimostra quanto negli ospedali la situazione relativa al personale stia diventando esplosiva.

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