Di sicuro il più giovane direttore generale dell’Asrem, probabilmente il solo a cui è stato rinnovato il mandato nella storia dell’azienda sanitaria unica. Scelto da un governatore di centrosinistra nel 2016, confermato ieri dall’attuale presidente di centrodestra. Rapporti che sembravano ben più solidi, ai tempi in cui la Regione non celebrava alternanza, sono finiti invece tempestosamente. Emblematico il caso di Sergio Florio, l’altro ingegnere che ha guidato finora l’Asrem, defenestrato dall’allora capo dell’esecutivo Michele Iorio.
Gennaro Sosto resta al vertice di via Petrella per altri due anni. La giunta Toma ha approvato ieri mattina la delibera che proroga il suo incarico. Come era nell’aria da qualche settimana in maniera più netta. Ma il feeling instaurato da Donato Toma col manager calabrese è stato evidente sin dall’insediamento del nuovo inquilino di Palazzo Vitale. Un giudizio positivo che ha trovato una – casuale – prima ufficializzazione nella delibera con cui a inizio marzo l’esecutivo regionale ha chiuso il procedimento sul raggiungimento degli obiettivi da parte di Sosto (riconoscendogli il premio di risultato) e che è suonata come una promozione a più ampio raggio. Poi, quando la sfida per qualche giorno ha portato sui giornali il nome di un concorrente, Roberto Fagnano, a Primo Piano Toma di fatto anticipò quel che è avvenuto ieri.
Ha scelto la strada della proroga, prevista dalla delibera di nomina del 2016 e dal decreto legislativo 502, sostenuta da un parere favorevole dell’Avvocatura distrettuale. Ha scelto di lasciare l’Asrem nelle mani del dg che ha seguito il piano di rientro in questi tre anni insieme alla direzione Salute della Regione. Sono in corso, si legge nelle motivazioni della delibera, «articolate manovre per il ripiano del disavanzo sanitario con connessi interventi di ristrutturazione e rimodulazione del sistema delle reti assistenziali, che necessitano dell’attività del direttore generale dell’Asrem, cui compete l’analisi dei dati istruttori, nonché la concreta attuazione delle determinazioni e degli indirizzi assunti». Toma ha scelto la continuità.
Al termine del mandato, o meglio del primo tempo, Sosto sul tavolo ha potuto mettere in fila la promozione nei livelli essenziali di assistenza per tre anni consecutivi: 2016, 2017 e 2018 (in questo ultimo caso il punteggio di 170 è ufficioso) e i conti in pareggio. Certo, anche l’aver eseguito un riordino dei servizi contestato ad Agnone, a Larino e a Venafro. Ma adesso la critica al dg non è più quella degli anni scorsi.
Il secondo tempo si apre sullo stesso campo da gioco e con la partita di sempre. Il Mef l’11 aprile ha segnato un disavanzo di circa 20 milioni. Fiscalità non completamente trasferita dalla Regione alla sanità e 15 milioni di extrabudget dei privati convenzionati. Su entrambi i fronti, da Toma ai commissari, dalla dg Salute Gallo a Sosto in queste settimane hanno agito e pare siano arrivate anche le note di credito che i tecnici della Capitale pretendono. La sfida adesso è evitare l’aumento delle tasse e soprattutto il blocco del turnover. Quella più difficile, però, al momento sembra un’altra: trovare medici che vogliano lavorare negli ospedali molisani.
I direttori sanitario e amministrativo – Lucchetti e Forciniti – restano in carica rispettivamente fino a luglio e all’autunno (quando scadono i loto contratti). Poi toccherà a Sosto scegliere. Il totonomi impazza già da un po’.
A margine dei lavori del Consiglio, Toma ha commentato così la proroga del dg: «Era opportuno farla perché c’è il piano di rientro, seguito in massima parte dall’ingegnere che ha in corso attività di risanamento, le porterà a termine in questi due anni. Ha operato in una situazione di grave crisi della sanità, bisogna riconoscerlo, e ha lavorato bene. Gli assegneremo a breve con atto separato i nuovi obiettivi».
Il commissario Angelo Giustini definisce «ottima» la decisione di Toma di confermare il dg dell’Asrem: «Una persona di pregio. Si è dato molto da fare in un quadro difficile, con a disposizione pochissime risorse. A fronte di queste poche risorse, lui riesce a trovare le soluzioni anche con la ‘fantasia’, mi si passi il termine che uso non certo in senso negativo. Sfido chiunque a fare lo stesso nella situazione in cui si trova la sanità». Giustini non dimentica che sarebbe il caso che il direttore dell’azienda sanitaria avesse a disposizione anche più risorse. «Altrimenti, lui come noi, non può fare miracoli».

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