Il telefono di Carmine Vasile, come quello di chiunque abbia a che fare con la sanità molisana in queste ore, non smette di squillare.
Gli infermieri che avevano superato le prove della mobilità, quelli che stanno svolgendo le selezioni per la stabilizzazione: tutti vogliono sapere adesso che succede, che ne sarà del contratto che avrebbero potuto firmare a breve. In preda allo sconforto, ancora una volta beffati.
Il segretario regionale della Fials non nasconde l’amarezza e per certi versi la rabbia. A fine maggio una verifica con l’Asrem avrebbe potuto tirare una linea sulle assunzioni avviate nel 2017, le prime per l’azienda di via Petrella da dieci anni a quella parte. Invece, a sentire le rassicurazioni della politica che a Roma governa, c’è solo da aspettare qualche settimana, il tempo di approvare il ddl di conversione del decreto Calabria.
«Intanto però nei reparti c’è personale stanco, demotivato, provato da turni pesantissimi. Che contava di andare in ferie anche perché era vicina l’immissione di nuovo personale, per esempio con i 140 infermieri provenienti da altre regioni attraverso la mobilità», sottolinea il sindacalista.
Di fatto, denuncia Vasile, «la notifica del verbale del tavolo tecnico taglia le gambe all’azienda sanitari che per ora si deve fermare qui, non può andare oltre. Adesso è compito del presidente della Regione, dei commissari e dei parlamentari del Molise far capire ai ministeri della Salute e dell’Economia che se non si interviene domani mattina – e non ai primi di luglio quando, al massimo, è prevista l’approvazione del decreto Calabria con la norma che elimina il blocco del turnover nelle regioni in disavanzo – i molisani non avranno garantiti i livelli essenziali di assistenza».
La situazione degli infermieri, ma anche delle altre figure del personale che opera nelle corsie degli ospedali molisani, «è già al di sotto degli standard», aggiunge Vasile. E quando manca il personale aumenta il rischio di complicanze e anche di morte nei pazienti. Non è assicurato il giusto rapporto fra pazienti e operatori che si possono dedicare alla loro cura,
«Rischiano i malati, rischiano i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario. Rischiano anche l’integrità psico-fisica. Adesso è davvero finito il tempo delle chiacchiere e delle parole. Noi come sindacato adesso pretendiamo i fatti dalla politica», conclude Vasile.
r.i.