«È un momento particolare per il servizio sanitario nazionale soprattutto per la carenza dei medici specialisti che sta mettendo in ginocchio il Paese da Nord a Sud. Abbiamo fatto salti mortali per non chiudere reparti in Molise. Alcune Regioni hanno pensato di far rientrare i medici dalla pensione, altre di richiamare quelli militari, piano piano rischiamo di arrivare a pensare di farli resuscitare».
Sarcastica sul finale, Giulia Grillo dichiara dunque di aver fatto «i salti mortali» per evitare che in Molise chiudessero dei reparti e accenna a resuscitare i morti. Perché non condivide la strada dei pensionati e dei militari? Forse invece estremizza per dare l’idea di quanto sia grave la carenza di camici bianchi.
Chi gestisce la sanità molisana sa molto bene quanto sia grave la situazione e lo sanno benissimo i pazienti. I salti mortali a cui il ministro della Salute fa riferimento sono, per ora, la convenzioni con l’Asl di Bat che porterà nelle corsie dei nostri ospedali (sostanzialmente Termoli) sette ortopedici e un ginecologo e quella con l’ospedale romano San Giovanni Addolorata (in corso di definizione) che metterà a disposizione almeno un paio di ortopedici del reparto di Isernia diretto da Enzo Bianchi. La strada, in generale, che la Grillo predilige e per cui spinge la struttura ministeriale è quella degli accordi con le altre Regioni. Accordi che, come è naturale, alle casse della nostra sanità costano. I medici che arrivano in soccorso dei pochi in servizio, per il periodo estivo che assottiglia con le ferie ancora di più i ranghi già ridotti, percepiranno il compenso per attività aggiuntive. Almeno 60 euro all’ora ed è ragionevole pensare che sarà loro riconosciuta la trasferta. Come quando da Campobasso uno specialista va a fare la prestazione aggiuntiva a Termoli, un turno costa più o meno 800/900 euro. Che il diritto alla salute e la garanzia dell’assistenza debbano prevalere sui conti è vero, giusto e opportuno, ma la soluzione individuata insomma costerà.
Risolta l’emergenza Ortopedia (i reparti di San Timoteo e Veneziale erano a rischio chiusura), l’Asrem ha però a che fare con carenze gravi anche in altri reparti, altrettanto fondamentali se non di più. In generale, gli specialisti che servono per evitare di ridurre i servizi sono una quarantina (compresi gli ortopedici). L’azienda sanitaria lo ha segnalato alla struttura commissariale da qualche settimana già, specificando anche quanti ne mancano e dove per uscire dalla fase di allarme rosso. Sono 12 i medici di Pronto soccorso necessari per coprire vuoti presenti in tutti e quattro gli ospedali (Campobasso, Isernia, Termoli e Agnone). Servono, poi, nove pediatri per San Timoteo, Veneziale e Cardarelli, dove mancano pure tre neonatologi. Altra carenza importante, quella di Ginecologia. Ne arriva uno da Andria, ce ne vorrebbero altri quattro.
Giovedì scorso, a margine della conferenza stampa al Cardarelli su un intervento salvavita, il dg dell’Asrem Gennaro Sosto non ha nascosto che una riorganizzazione, una riduzione di attività è del tutto ipotizzabile in queste condizioni (e se queste condizioni non cambiano): «Non è una nostra scelta, ma dobbiamo cercare di gestire al meglio i servizi per dare il meglio all’utenza».-
Tutti concordano, più o meno, sulle cause dell’emergenza che riguarda un po’ tutta Italia. In Molise ce ne sono anche di peculiari: il fatto che nei dieci anni che il turnover è rimasto bloccato per via del debito le Regioni vicine (e meno vicine) assumevano, che non ci siano specializzazioni in loco per le branche con le maggiori c carenze (tranne Ginecologia), che gli anni del commissariamento hanno pesato sull’appeal del sistema sanitario regionale e delle sue strutture. Tutti concordano pure sul fatto che c’è bisogno di soluzioni strutturali. A margine dell’assemblea di Anaao Giovani Als, il ministro Grillo ha aggiunto: «Dobbiamo portare a casa una riforma che abbrevi o annulli tutti i tempi morti, con una laurea abilitante e l’ingresso immediato nella specialità durante tutto l’anno. Questo si fa in tutta Europa e lo dobbiamo fare anche noi. Il sistema della formazione è anacronistico ed è un danno per chi vuole fare questa professione e per il Ssn. Abbiamo medici – ha ribadito – a spasso che magari vanno all’estero e contemporaneamente abbiamo difficoltà a trovare chi possa lavorare». Ha poi concluso: «Se superiamo indenni il dl Calabria, di corsa dobbiamo portare a casa la riforma».
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