Dentro l’Aula, una seduta monca. I consiglieri regionali di sanità parleranno fra loro, ancora una volta. Senza poter ascoltare e farsi ascoltare dai commissari. C’è poco da dire, soprattutto sul piano che è in bozza, ha spiegato Giustini.
Fuori da Palazzo D’Aimmo stamattina, il presidio del Forum per la sanità pubblica di qualità, della Rete dei comitati e delle associazioni, del Coordinamento delle lotte: «Non è più possibile delegare ad altri la protesta, alla vigilia di decisioni importanti per il futuro della sanità molisana».
Non c’è ancora il programma operativo, dunque. Ma spunti di discussione ve ne sono invece a iosa.
Per esempio, l’Aiop – associazione che riunisce le strutture private e in Molise è rappresentata da Raffaele Panichella – ha impugnato al Tar il decreto 46/2019 della struttura commissariale: il piano regionale di governo delle liste d’attesa. Un ricorso che ha un notevole impatto simbolico, al di là delle conseguenze pratiche: i privati contestano il piano con cui i commissari puntano a ridurre i tempi di attesa per visite ed esami. Un piano che li chiama in causa e in soccorso, come prevedono le linee guida nazionali. Evidentemente non pensano sia il modo giusto.
Difesa dall’avvocato Salvatore Di Pardo, l’Aiop contesta il provvedimento che recepisce il piano nazionale del ministro Grillo perché, una volta raggiunto il tetto di prestazioni (visite o esami) assegnate ai privati con il contratto annuale, si bloccano le prenotazioni. In pratica, non è previsto l’extra budget, neanche – spiega il legale – per i pazienti extra regionali. E in quel caso, rileva, ci si basa su un dato di spesa storica, non potendo sapere quanti ‘non molisani’ si rivolgeranno alle nostre strutture per curarsi.
Il ricorso, prosegue Di Pardo, in particolare punta all’annullamento del decreto perché rinvia a provvedimenti successivi la disciplina delle prestazioni indifferibili, un esempio – dice – quelle di radioterapia offerte dalla Cattolica, e dei casi particolari (probabilmente quelli in cui il piano riconosce autogestione nelle liste da parte dei privati ma la rimanda appunto a successivi provvedimenti dell’Asrem). L’Aiop vuole siano regolamentati prima. Quanto all’extra budget, da un lato i contratti lo consentono pur entro certi limiti, dall’altro il piano delle liste d’attesa chiude le prenotazioni al raggiungimento del plafond annuale. Limitare il tetto, osserva Di Pardo, non elimina la malattia: il paziente andrà altrove.
Il ricorso, notificato, ha prodotto intanto la decisione dell’azienda sanitaria – sancita da una delibera del direttore generale Gennaro Sosto del 23 luglio scorso – di costituirsi nel giudizio che si instaurerà. Lo farà con l’avvocato Nunzio Luciano, presidente della Cassa forense e, fra le altre cose, consigliere giuridico del presidente della Regione Toma.
Entro 60 giorni dall’approvazione del piano (il 3 maggio 2019), l’Asrem avrebbe dovuto varare il programma aziendale sulle liste d’attesa. Tra gli elementi centrali della nuova gestione c’è il Cup unico: anche i privati devono mettere le loro agende di prenotazione a disposizione del Cup. Qualche settimana fa è stata indetta la gara per l’acquisto del software: scadrà il 30 settembre. ritai