Una coincidenza perfetta. Il giorno dopo il dibattito infuocato in Consiglio regionale sui privati della sanità molisana e sulla loro capacità di attrarre pazienti non molisani – che per i 5 Stelle di Palazzo D’Aimmo sarebbe un disvalore da correggere tagliando i budget – la pubblicazione del rapporto della Fondazione Gimbe rimette in fila numeri e fatti.
La mobilità sanitaria in Italia vale circa 4.6 miliardi e il Molise è l’unica regione del Sud che ha il saldo in attivo, incassa oltre 20 milioni l’anno. Nonostante tanti molisani ricorrano a cure fuori regione, spesso per prestazioni ‘ordinarie’ – il punto nascita di Vasto preferito a quello di Termoli o visite e interventi di Ortopedia condizionati in regione dalla grave carenza di specialisti negli ospedali pubblici -, molti pazienti extraregionali scelgono invece il Molise e in particolare i suoi privati convenzionati (Neuromed e Cattolica su tutti). E lo fanno per acquisire prestazioni d’eccellenza.
Detto in soldoni, se l’indice di fuga costa 70 milioni l’anno al bilancio della sanità quello di attrattività invece porta nelle casse regionali 90 milioni. I privati recuperano la mobilità passiva e la superano portando il segno più davanti al numero finale.
Il fatto che tanti non molisani si rivolgono alle cliniche private della regione nel 2017 ha prodotto un saldo in attivo di 20.2 milioni. In maniera più precisa: 98 milioni di mobilità attiva contro 76.3 di mobilità passiva. Il conto positivo è di 21.7 milioni, che diventano 20.2 dopo aver contabilizzato accordi su conguagli e partite regolatorie rimaste in sospeso.
«I cittadini italiani – si legge nel report Gimbe – hanno il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di Regioni differenti da quella di residenza, concretizzando il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale che include la mobilità attiva (voce di credito che identifica l’indice di attrazione di una Regione) e quella passiva (voce di debito che rappresenta l’indice di fuga da una Regione). Le compensazioni finanziarie tra Regioni vengono effettuate secondo regole e tempistiche (di norma un paio di anni) definite da un’intesa Stato-Regioni per rendicontare sette flussi finanziari: ricoveri ospedalieri e day hospital (differenziati per pubblico e privato accreditato), medicina generale, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso».
Nel 2017 il valore della mobilità sanitaria ammonta a 4.578,5 milioni di euro, importo approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome lo scorso 13 febbraio, previa compensazione dei saldi. Sei le Regioni che vantano crediti superiori a 200 milioni: in testa Lombardia (25,5%) ed Emilia Romagna (12,6%) che insieme contribuiscono a oltre un terzo della mobilità attiva.
Un ulteriore 29,2% viene attratto da Veneto (8,6%), Lazio (7,8%), Toscana (7,5%) e Piemonte (5,2%). Sei le Regioni con maggiore indice di fuga che generano debiti per oltre 300 milioni: in testa Lazio (13,2%) e Campania (10,3%) che insieme contribuiscono a circa un quarto della mobilità passiva; un ulteriore 28,5% riguarda Lombardia (7,9%), Puglia (7,4%), Calabria (6,7%), Sicilia (6,5%). Gimbe, inoltre, ha calcolato anche il saldo pro capite di mobilità sanitaria. «Con questo nuovo indicatore elaborato dalla Fondazione – precisa il presidente Nino Cartabellotta – la classifica dei saldi si ricompone dimostrando che, al di là del valore economico, gli importi relativi alla mobilità sanitaria devono sempre essere interpretati in relazione alla popolazione residente».
Quindi il Molise conquista il podio: le ‘entrate’ per ciascun molisano sono pari a 65 euro.
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