Come qualche anno, torna la sfida fra Abruzzo e Molise sull’emodinamica.
Reparto fondamentale nella diagnosi di problemi cardiaci e quindi per gli infarti, è attivo al San Timoteo. Al di là del Trigno, la battaglia per aprirla a Vasto ha vissuto nelle scorse settimane nuove puntate. Il decreto Balduzzi prevede una soglia: 250 interventi all’anno. A Vasto non ci si arriva. Per ora non se ne fa nulla, è quanto emerso nell’incontro di giovedì con il direttore dell’Asl di Chieti Thomas Schael e con l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì.
L’assessore della Lega, però, ha spiegato che c’è un cronoprogramma e che contempla un accordo di confine con il Molise. In pratica, implementate le dotazioni del San Pio e aumentati i numeri dell’utenza – naturalmente mirando anche al basso Molise – si potrà chiedere e ottenere l’apertura dell’emodinamica a Vasto. Nell’intervista rilasciata all’online Zonalocale, ha aggiunto che l’accordo col Molise «sarà fatto a breve, perché le emodinamiche non devono essere aperte senza una realtà ben congrua che va al di là della posizione geografica e deve contenere anche una qualità del servizio, un’utenza valida, come numeri, che possano affluire in questo ospedale».
Par di capire che l’intesa, per Verì, significherà che per l’emodinamica il Molise dovrebbe dire sì allo spostamento della sua utenza costiera a Vasto. E il reparto del San Timoteo che fine fa? Inoltre, questa intesa con chi la sta elaborando, se è già in corso di elaborazione, la Regione Abruzzo? Con i commissari Giustini e Grossi – e quindi la rintracceremo nel piano operativo magari non trovando più il reparto di Termoli – o con il governatore Toma? In caso il Molise cedesse l’emodinamica dell’area costiera all’Abruzzo cosa avrebbe in compensazione, visto che il punto nascita di Vasto è già abbastanza attrattivo da aver determinato di fatto la chiusura (poi sospesa dal Tar) di quello di Termoli?
Domande lecite e sacrosante, quelle che nascono dalle dichiarazioni dell’assessore alla Sanità della giunta Marsilio. che ha illustrato gli altri step: il potenziamento della diagnostica al San Pio attraverso l’innovazione tecnologica e l’immissione di personale adeguato, in modo da abbattere anche le liste d’attesa. L’Abruzzo quindi si attrezza. Come aveva fatto ai tempi di D’Alfonso peraltro. Con quell’accordo di confine arrivato a un passo dal varo e poi finito nel cassetto. E al di qua del Trigno cosa accade? Il piano operativo è una chimera, la reggenza di 60 giorni al vertice dell’Asrem – dopo il trasferimento dell’ingegnere Sosto all’Asl Napoli 3 – scade fra meno di due settimane e dalla commissione nominata da Toma non si hanno ancora notizie sugli idonei né tanto meno sulla rosa che gli esperti proporranno al presidente della Regione per la scelta del successore.
Di nuovo il mezzo al guado, la sanità molisana. Inspiegabilmente. E immeritatamente.
ritai